Dalla concertazione alla disintermediazione

Nel ventennio anni ’90-anni ’10 del XXI secolo, il sindacato italiano ha affrontato situazioni molto diverse, che lo hanno visto dapprima riempire il vuoto creato dal crollo della Prima Repubblica, supplendo con la concertazione alla crisi politica; poi misurarsi con il bipolarismo imperfetto; poi ancora dover reagire a politiche governative di disintermediazione, volte a ridurre il ruolo delle parti sociali in generale, del sindacato in particolare.

Con il Protocollo del 23 luglio 1993 Governo, Imprenditori e Sindacati praticano la concertazione per offrire un punto di riferimento alla società italiana nella sconvolgente crisi in atto, tanto violenta da portare nell’arco di un anno alla scomparsa di tutti i partiti che avevano governato sino a quel momento. Per la UIL è un momento alto, perché la politica dei redditi è sempre stata una sua ispirazione.

Inoltre, la concertazione rende possibile all’Italia centrare gli obiettivi del Trattato di Maastricht, con il passaggio dalla Comunità Europea all’Unione Europea.

Nel 1994 comincia una fase nuova, semi-maggioritaria. Lo scontro con il Governo Berlusconi è inizialmente durissimo, ma per la UIL conterà sempre il merito, non pregiudiziali politiche, come invece sarà spesso per la CGIL, il che provocherà numerosi conflitti con UIL e CISL a livello confederale e spesso anche di categoria.

Una vicenda emblematica sarà l’accordo con FIAT per il rilancio dello stabilimento di Pomigliano (15 giugno 2010), in cui le coraggiose scelte riformiste dei metalmeccanici di UIL e CISL si scontreranno con le pregiudiziali FIOM e CGIL e troveranno il sedicente riformismo politico defilato quando non ostile.

Da quella stessa area verrà successivamente, e paradossalmente, una sfida indifferenziata a tutto il sindacato, all’insegna dell’obiettivo di ridurre il peso dei corpi intermedi, a cominciare dal sindacato (prima parte del Governo di Matteo Renzi, 2014-15).

Puntata numero 34 della piccola storia del sindacalismo riformista italiano

Immagini: il Protocollo del 23 luglio 1993