Una mia sintesi di un libro discutibile ma che vale la pena leggere.

Le disuguaglianze. Luce fa riferimento ai lavori di Branko Milanovic, e quando parla di disuguaglianze, distingue i fenomeni globali da quelli interni all’Occidente. L’umanità sta diventando meno povera, ma in Occidente ci sono perdenti in aumento. La crisi del 2008 non è stata globale ma atlantica. Il più forte collante della democrazia liberale è la crescita, per cui a causa della prolungata stagnazione, le cose possono mettersi male: chi perde cerca capri espiatori. Le classi inferiori e medie occidentali sono passate dalla speranza alla nostalgia. Le società stanno scivolando indietro a un’epoca precedente la previdenza sociale. La democrazia non può sopravvivere a lungo in una palude di odio reciproco, e le previsioni a lungo termine sugli standard di vita occidentali sono inquietanti, mentre le prospettive pensionistiche sono disastrose. Il gap salariale dirigenti-dipendenti è passato da 1:10 negli anni Settanta a 1:400 oggi. Tutti temono le ire di una classe media occidentale alienata. Crescono i poveri e cresce l’industria della sicurezza: i ricchi vivranno in comunità recintate. E l’automazione aiuta questa prospettiva.

Robot. Fino a che punto si arriverà? Che la tecnologia ci sia necessariamente amica è una favola. I robot indeboliscono il principale motore della crescita, la classe media, indebolendo i consumi.

Populismo. Il populismo occidentale è una risposta democratica illiberale a un liberalismo non democratico. I populismi crescono di più da quando hanno cominciato ad occupare lo spazio della sinistra, passata dalla solidarietà ai temi della liberazione personale.

Crisi della democrazia liberale. Attaccata dai perdenti, ma anche dai vincenti (quando la disuguaglianza è alta, i ricchi temono il popolo). Circolano idee di istituire una sorta di test per abilitare al voto: se la gente può sbagliarsi così tanto da eleggere un Trump …. Effettivamente, Trump è una minaccia mortale per le qualità degli Stati Uniti. Intanto, il numero delle democrazia nel mondo sotto la presidenza Obama è sceso (anche per l’indecisione di Obama, preoccupato di non rifare gli errori di Bush). Il dirigismo, con la Cina, sta avendo una seconda opportunità.

Davos. Specializzata nel proiettare nel futuro un passato recente che l’ha colta impreparata. Parole a effetto: resilienza, governance globale, collaborazione multilaterale, piazza digitale. Sarebbe utile vedere un’anteprima delle “idee nuove” di cui Davos continua a dire che abbiamo bisogno.

Terza Via. Edward Luce dà un giudizio molto negativo delle esperienze di Terza Via. Mitterrand ne è un precursore a metà anni Ottanta. Poi arrivano i Clinton, Blair, Schröder, Jospin, D’Alema. Il capolinea della Terza Via è Hillary Clinton e il suo entourage, Hillaryland, che Luce sbeffeggia, per la complicazione delle proposte e per la scommessa demografica giocata e perduta contro i bianchi americani: chi ha detto che ispano-americani, o cristiani libanesi, o Turchi democratici, non si sentano bianchi? Piuttosto, Hillary ha dimenticato nei suoi elenchi operai e camionisti. I mandarini di Hillaryland vengono appaiati a quelli di Bruxelles.

Dani Rodrik. Edward Luce cita il trilemma di Rodrik (globalizzazione-democrazia-stato nazionale: puoi averne due, non tutti e tre), e, come Rodrik, sceglie l’opzione di mettere un freno alla globalizzazione per salvaguardare la democrazia. I cosmopoliti, dice, devono fare i conti con i tanti rimasti indietro, che sono molti più del previsto. La destra pure è disposta a immolare i benefici della globalizzazione, persino a rischiare un conflitto con la Cina, ma per proteggere posti di lavoro che sono già scomparsi. I populisti non hanno molto da dire in materia. La sinistra prescrive l’aspirina per il cancro (formazione, infrastrutture). Sembra di capire che invece per Luce ci voglia una cura molto più robusta: un nuovo patto sociale, non solo di contenuto economico (conta anche il rispetto e l’aspetto morale: per esempio, il salvataggio delle banche è stato giusto, ma non si deve dimenticare che le persone interpretano il mondo in termini morali; un nuovo sistema di protezione dalle disgrazie immeritate; leggi sull’immigrazione che siano umane sì, ma rafforzate, perché non si può reggere il doppio colpo inferto alle classi inferiori e medie occidentali: il taglio al welfare e l’ampliamento dell’accesso allo stesso; rimettere sotto controllo i costi dell’acquisizione di capitale sociale; un nuovo fisco, che tassi le cose dannose, non i posti di lavoro. Bocciato, invece, il fascino sinistro del reddito di cittadinanza: il lavoro è un’altra cosa. La proposta del reddito di cittadinanza non dice nulla sul futuro del lavoro.

Roberto Campo – Presidente Istituto Studi Sindacali