[…] 23 Dicembre 1929
Mia buona mamma, son riuscito a procurarmi un pezzo di lapis e un pò di carta e tento di scriverti nonostante questi maledetti ferri che mi stringono i polsi. Voglio che ti giungano i miei auguri per il nuovo anno, mamma, e farò di tutto perchè a Napoli questa mia lettera sia imbucata. Sono qui solo in una piccola cella del vagone cellulare. Mi portano a Napoli e verso il 27 mi porteranno al reclusorio di S. Stefano. Mamma buona e santa, non ti rattristare per questa mia nuova sorte. Pensa, mamma, che lotto per un’idea sublime, tutta luce. Oggi più di ieri io sento d’amare questa idea. Il carcere rende più profondo in me questo amore. La condanna, mamma buona, è motivo d’orgoglio per il tuo Sandro, e lo deve essere per te. Se tu sapessi con quale gioia, e con quanta fierezza io alzai dalla gabbia dopo la lettura della sentenza il grido della mia fede<< Viva il Socialismo>>, <<Abbasso il fascismo>>. E allora mi saltarono addosso furenti, turandomi la bocca quasi a soffocarmi, ma io nulla sentivo. Ascoltavo solo il mio cuore battere contento. Scrivi alla buona Signora e diglielo che oggi più di ieri sono degno del loro affetto. Da che non mi dimentichino. Dirai loro che auguro a tutti un anno fecondo per la nostra causa. Cerchino di lottare sempre e con più ardore di ieri, perché oggi essi uomini liberi debbono lottare anche per noi costretti all’inazione, che il mio spirito è sempre con loro e sogno la libertà solo per riprendere fra di loro il mio posto di combattimento. Vorrei che il mio saluto giungesse in modo particolare al maestro ed ai miei compagni di lavoro, che non dimentico. Fu lavorando con essi, che io conobbi tanto bene quanto prima ignoravo, e che arricchii di pregio e virtù il mio animo, rendendolo capace di affrontare serenamente prove come questa. Sappiamo che a S. Stefano vi si trovano Ziniboni e Terracini, mi sarà difficile però vederli però dovrò fare circa 20 mesi di segregazione cellulare. Gramsci è ammalato gravemente Scacianna è tisico il Tulli è diventato cieco. Noi politici siamo sorvegliatissimi, ed il carcere viene reso più duro a noi che ai reclusi comuni.
Grazie mamma, di quanto mi hai mandato, non speravo tanto. Per ora continua a scrivere qui a <<Regina Coeli>> perchè devi fingere di non aver ricevuta questa mia. L’unita lettera appena letta, spediscila alla buona signora. Tu mamma, amami sempre così! Ti stringo forte il tuo Sandro. […]
Tratto dal libro “Sandro Pertini combattente per la libertà” a cura di Stefano Caretti e Maurizio Del’Innocenti
Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari