ACCADDE OGGI – 11 settembre 1973 – Muore Salvator Allende
“Vita e morte del Cile popolare” di Alain Touraine
11 settembre 1973 muore Salvator Allende
I continui scioperi, l’altissimo tasso di inflazione e la mancanza di materie prime a causa del boicottaggio avevano gettato il paese nel caos. Le forze ostili ad Allende, che avevano manovrato per condurre il paese sull’orlo di una guerra civile che giustificasse un colpo di Stato, si preparavano ad agire. Il generale Pinochet fu messo a capo delle operazioni, in quanto comandante delle forze armate. I conservatori ripresero gli argomenti del Congresso accusando il governo di violenze e repressioni degli scioperi, censura, corruzione, e, con una campagna di stampa continuata dopo il golpe a opera dei militari, misero in giro voci diffamatorie sulla vita privata e sui piani politici di Allende, accusandolo di voler diventare un dittatore inscenando un finto colpo di Stato per esautorare il Parlamento, diffondendo queste illazioni giustificandole con la presenza nel paese delle formazioni paramilitari di estrema sinistra, come il MIR, che sostenevano la coalizione di governo, ma non avevano rinunciato alla lotta armata.
Allende rifiutò fino all’ultimo di usare la forza e la legge marziale, che i poteri presidenziali permettevano, per evitare una guerra civile e per non tradire i propri principi, anche se una legislazione di emergenza avrebbe potuto salvare il governo.
La tesi della guerra civile imminente, e di Allende ormai esautorato dalle forze di guerriglia comunista, fu sostenuta anche da Patricio Aylwin, il primo presidente del ritorno alla democrazia negli anni novanta: “Il governo di Allende aveva esaurito, con un totale fallimento, la via cilena verso il socialismo e si apprestava a consumare un autogolpe per instaurare con la forza la dittatura comunista. Il Cile visse sull’orlo del “Golpe di Praga” che sarebbe stato tremendamente sanguinoso, e le Forze Armate non fecero altro che anticipare quel rischio imminente”. L’esercito attaccò quindi Santiago, cogliendo il presidente alla sprovvista, bombardando La Moneda e arrestando o uccidendo gli oppositori. Era l’11 settembre e le forze armate cilene guidate dal generale Augusto Pinochet misero quindi in atto il piano del golpe contro Allende. Fino all’ultimo, Allende non volle credere che Pinochet lo avesse tradito, fino a quando divenne palese il suo ruolo nel colpo di Stato.
[…] Ore 08.30, il colpo di Stato.
Pinochet, Perino, Leigh e Mendoza, i capi delle tre armate e dei carabinieri, si ribellano.
Proclama solenne: di fronte alla crisi, all’incapacità del governo, alla formazione di gruppi armati, al rischio di una guerra civile, l’esercito prende il potere. Su di un’altra lunghezza d’onda ascolto Allende che, perfettamente calmo, parla di Moneda. Radio Corporaciòn (socialista) chiama i lavoratori alle fabbriche e i soldati a sollvarsi. Non c’è niente in comune con il 29 giugno. Stavolta non è stato un reggimento, ma l’esercito, a organizzare un colpo di Stato.
Le radio di sinistra continuano, tuttavia, le emissioni.
Ascolto il PC ricordare le conseguenze di ieri sera (non le avevo sentite): ciascuno al suo posto. L’elettricità non è stata tagliata. Il proclama dei quattro capi militari viene ripetuto in continuazione. Colpo di Stato, guerra civile, rivoluzione? In questo momento tutto è possibile. L’esercito che ordina che tutti rimangano a casa.
Ore 9.20. Su Radio Magallanes ascolto Allende: voce di sacrificio, non di rivoluzione. Accusa l’imperialismo e la reazione. Chiama i lavoratori a lottare, ma senza farsi ammazzare; si rivolge alla storia; dice addio alle masse popolari. Sa d’essere perduto, ma non si dimetterà. Resta alla Moneda. Radio Magallanes, comunista, invita i lavoratori a dirigersi verso il centro. Gli operai occupano sicuramente le fabbriche. Sento aerei da caccia, ma gli autori del golpe non si sono immediatamente impadroniti di tutto.
La Cut (ore 9.35) chiama tutti a occupare i luoghi di lavoro.
Per UP, le possibilità di vittoria sono esigue. Ma quale sarà la resistenza, quale possibilità di lotta, di scontro?
L’esercito invita alla calma, a restare a casa. Esco. Bisogna andare in centro.[…]pp.205