ACCADDE OGGI – 26 giugno 1919 nasce Carlo Donat-Cattin

“I signori dello sciopero” di Giorgio Bocca

26 giugno 1919 nasce a Finale Marina Carlo Donat-Cattin.

donat-cattin

Con lo “Statuto dei Lavoratori” del 1970, che rimane un punto di riferimento per l’incorporazione dei diritti sociali, economici e culturali nel diritto interno, Carlo Donat-Cattin, insieme a Gino Giugni, ha avuto il merito di “portare la Costituzione nelle fabbriche”.

La sua attenzione al sociale gli valse, da parte di alcuni commentatori, l’espressione di ministro dei lavoratori.

statuto-lavoratori[…]La grande spallata operaia del 1969 ottiene successi clamorosi: il padronato deve pagare, spesso con gli interessi composti , ciò che caparbiamente negato negli anni precedenti.   Di rado assumendosi le responsabilità piene dello scontro, spesso passando le patate bollenti a uno stato di cui conosce l’inefficienza e l’inconsistenza.   Passa il 20 maggio 1970, sulla scia delle lotte operaie, lo Statuto dei lavoratori, voluto dal Ministro socialista Giacomo Brodolini e preparato da una équipe di esperti di diritto del lavoro guidati dal professor Giugni.    L’accoglienza della legge rispecchia la spaccatura netta che si è creata nel mondo del lavoro: compiacimento del sindacato operaio, dei partiti operai, geremiadi confindustriali.   Il portavoce del sindacato degli imprenditori, Guido Randone, commenta, a caldo: <<Se dovessimo giudicare la società italiana dallo spirito del provvedimento, l’immagine sarebbe quantomeno sconcertante:  da una parte i lavoratori dipendenti, soggetti di diritti cui tutto dovrebbe essere permesso o quali all’interno dell’azienda, fuorchè la libertà di lavoro; dall’altra gli imprenditori, soggetti solo di doveri, fra i quali quello di sostenere il massimo peso per la realizzazione degli obiettivi sociali, avendo per questo non riconoscimento o attestazione di simpatia e di rispetto, a solo ostilità e condanne>>.

4479_4479A riprova della parzialità della legge si cita l’articolo numero 1 sulla libertà di opinione in cui è rimasta integra la parte del progetto di legge relativa ai lavoratori e soppressa quella che assicurava la libertà imprenditoriale <<nel rispetto della altrui libertà e in forme che non rechino intralcio allo svolgimento della attività aziendale>>.

Di punti da discutere, nello Statuto dei lavoratori, ce ne sono e serissimi.   Ma sulla discussione pacata prevale da parte padronale il pianto greco, l’esagerazione dei propri meriti disconosciuti, il melodramma.   Il difetto dello Statuto dei lavoratori, come di gran parte delle leggi italiane, è di presumere uno stato funzionante con servizi efficienti: ad esempio i controlli sulle malattie affidati a istituti previdenziali.   Così saranno messi sotto accusa gli articoli che avrebbero favorito l’assenteismo e l’indisciplina.   Il 5, ad esempio, che detta: <<E’ fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, di effettuare indagini anche a mezzo di terzi sulle opinioni politiche, religiose e sindacali del lavoratore nonchè sui fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale>>.

4712_4712I critici dell’articolo potranno citare il caso limite della FIAT obbligata ad assumere il brigatista rosso Farioli e sostenere che si esagera chiedendo alle aziende di rischiare il loro patrimonio per reinserire nel lavoro persone notoriamente inclini a delitti contro la proprietà; mentre i difensori dell’articolo ricorderanno che una buona legge sociale vale bene qualche rischio.  Si può dire, a lume di buon senso, che lo Statuto dei lavoratori come altre leggi italiane ha il difetto fondamentale della sacralità e intoccabilità:  deve rimanere in eterno come è, anche se viviamo in un periodo di grande transizione e di inevitabili adattamenti.[…]pp.14

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Disponibile presso la BIBLIOTECA NAZIONALE UIL ARTURO CHIARI