ACCADDE OGGI – 24 luglio 1979: Craxi, rinuncia all’incarico di formare il nuovo Governo
“Il progresso italiano” di Bettino Craxi
24 luglio 1979: Il Segretario del Partito Socialista Italiano, Bettino Craxi, rinuncia all’incarico di formare il nuovo Governo.
[…] Uil: Tante lotte, tante speranze.
Rivolgo un saluto fraterno a tutti i delegati al Congresso, a tutti i dirigenti e i lavoratori dell’Unione Italiana del Lavoro che nel corso della storia ha condiviso con noi tante lotte e tante speranze.
Sono molto lieto di potervi parlare in un momento in cui il mondo del lavoro mostra di aver superato una fase di gravissima crisi ed anche di pericolosa divisione. Di una solida e non fittizia unità del mondo del lavoro ne hanno bisogno tutti. I lavoratori in primo luogo. Senza unità ogni difesa dei loro interessi diviene più fragile e precaria. Gli imprenditori, che debbono sempre avere di fronte un interlocutore il più rappresentativo possibile, affidabile e responsabile. Lo Stato, che ha la necessità di consenso sociale per impostare e attuare i suoi programmi. In una intervista, Giorgio Benvenuto ha recentemente osservato che, dopo la rottura tra i sindacati, tutti forse si aspettavano la ripresa della contrattazione separata, ed invece c’è stata la paralisi, nessuna trattazione e nessun accordo. Cioè, aggiungo io, quel tutto negativo, quel niente che giustappunto non si può né migliorare né peggiorare.
L’esperienza ripropone perciò in primo piano il valore dell’unità ma mette egualmente bene in luce che essa può essere difesa e utilizzata nel suo massimo potenziale solo se non si ripeteranno gli antichi errori, non torneranno a prevalere le faziosità e le visioni anguste e limitate, ed ancora quelle vistose strumentalizzazioni che finiscono con lo spingere il sindacato verso vere e proprie crisi di credibilità di fronte all’unione pubblica, alle istituzioni dello Stato e a gran parte degli stessi lavoratori.
Avete scelto per tema di questo vostro IX Congresso il nuovo, e cioè il futuro. <<Volgersi al nuovo>>, dice la scritta che campeggia alle mie spalle: ed è un tema giusto, il migliore forse che potevate scegliere. Siamo infatti in una situazione in cui tutto è in movimento secondo un ritmo che a volte si fa incalzante e sempre impegnativo per tutti, e in cui fortunatamente non sono né la confusione né il disordine a dominare. Il grande cambiamento intervenuto negli ultimi anni nella società italiana ha trovato anche, se non sempre, e non in tutti i campi in modo egualmente tempestivo e puntuale, una strada e delle direttrici di marcia che rispondono alle attese più larghe del paese e ai desideri delle componenti dinamiche della nostra società. La nostra economia,dopo una lunga stagnazione, si è rimessa in moto. Abbiamo cancellato quel terribile, duplice spettro che faceva registrare contemporaneamente una disoccupazione crescente e una produzione calante. Ma non si è rimessa in moto solo l’economia: ha finalmente ripreso quota anche un dibattito politico e un confronto delle idee che noi manterremo aperto e franco, giacché la stagnazione, le pigrizie intellettuali e la diplomazia segreta non giovano certo alla buona salute della democrazia. Ha ripreso anche la ricerca culturale che tona a misurarsi in tutti i campi, da quelli umanistici a quelli della scienza, con la cultura europea e mondiale. Si è rianimata, è colma di speranze, di iniziative, di vitalità e di potenzialità che debbono essere aiutate a esprimere l’intera società nazione che, per tanti segni, mostra di volere e di sapere guardare verso orizzonti più ampi.
In politica economica la scelta del governo è stata sin dall’inizio una scelta per lo sviluppo. Non mi dilungherò a ricordare le difficoltà che abbiamo dovuto superare, e con le quali per tanta parte siamo ancora alle prese, con una finanza pubblica in condizioni di eccezionale squilibrio, apparati industriali invecchiati e non più competitivi, uno sperpero e una disorganizzazione amministrativa in cui si consumava la crisi dello Stato. Non è mancato – e non manca tuttora – chi ironizza sul carattere graduale e quindi illusorio dell’azione intrapresa e che preferirebbe una corsa a rompicollo lungo vie traumatiche, torchiature fiscali e drastici tagli di spesa, cioè ulteriore aumento della disoccupazione, abbassamento generale del tenore di vita rinuncia a ogni opera di riequilibrio e di giustizia sociale. Noi intendiamo continuare a seguire una strada diversa: rimettere ordine nelle politiche sociali invece di abolirle; privilegiare comunque lo sviluppo pur perseguendo l’obiettivo del risanamento della finanza pubblica, nei confronti della quale sino ad ora abbiamo operato almeno una importante e significativa inversione di tendenza, rispetto alle corse incontrollate e agli sbandamenti irregolari. […]
Tratto dal libro “Il progresso italiano” di Bettino Craxi (pp.57/IIVol.)