31 gennaio 1881 nasce a Pontelagoscuro Bruno Buozzi
Oreste Lizzadri: “Prima che i nazisti lo arrestassero mi disse…” tratto da Lavoro Italiano 14 febbraio 1982 di Aldo Forbice
Era un pomeriggio del luglio 1973, tre anni esatti dalla sua scomparsa.
Oreste Lizzadri ci aspettava seduto all’ingresso di un modesto albergo anni ”30 di Fiuggi.
Era andato a trascorrere un po’ di giorni di riposo in quella località termale ormai decaduta, a due passi da Roma, e lì mi aveva pregato di raggiungerlo per esaudire le mie richieste.
A quel tempo stavo preparando una sceneggiatura per un programma televisivo su Di Vittorio, Buozzi e Grandi, cioè sui tre grandi protagonisti del Patto di Roma, l’accordo che diede vita, nel giugno 1944, alla Cgil Unitaria. Di quel patto fu un importante protagonista anche Lizzadri: ultimo dei sopravvissuti, come lui stesso amava ricordare. Ed era anche l’unico leader che avesse conosciuto bene i tre grandi del sindacalismo italiano.
Gli abbiamo chiesto di raccontarci impressioni, episodi significativi del suo incontro e dei suoi rapporti pluriennali con Di Vittorio, Buozzi e Grandi. Ne è nata una conversazione molto apia che ho in gran parte registrato.
Lizzadri non è uno che si fermava facilmente. Era come un fiume in piena: i ricordi si affollavano uno dopo l’altro, densi di fatti, di nomi illustri o anonimi, di curiosità storiche di notevole interesse non solo per gli addetti al lavoro.
Sarebbe difficile – e soprattutto occorrerebbe molto spazio – riferire l’intero colloquio. Mi limito quindi a fare una rapida sintesi di alcuni dei momenti più significativi del suo rapporto politico ed umano con Buozzi, così come me li racconta Lizzadri.
Conobbi Buozzi – dice Lizzadri – nel 1919. Ero tornato dal servizio militare nel mio paese natale, a Gragnano. Bruno era candidato del partito socialista per il collegio di Napoli. Si trattava di un’esperienza nuova per il partito che candidava nel sud un dirigente politico del nord, sia pure già molto noto soprattutto in campo sindacale.
Mi fece una grande impressione e tutti subimmo il fascino di questo grande sindacalista.
Lo presentai ai lavoratori degli arsenali di Castellamare di Stabia e agli operai del caseificio.
Buozzi venne eletto, naturalmente non per merito mio, ma certo feci del mio meglio per contribuire al suo successo.
Lizzadri rivide Buozzi nel 1921. L’occasione era stata uno sciopero fallito dei bancari (a quel tempo Oreste era impiegato in banca).
Di fronte alla sconfitta, il sindacato socialista si rivolse alla Cgdl e ci andai – dice Lizzadri – contro il parere di tutti gli altri dirigenti del sindacato dei bancari, perché per loro in quel momento, costituiva uno scandalo chiedere aiuto alla Cgdl, considerata una organizzazione rappresentativa solo degli operai.
Comunque andai da Buozzi e grazie al suo intervento riuscimmo ad impedire le rappresaglie antisindacali (licenziamenti, ecc.) della banca e ad ottenere un accordo soddisfacente.
Dopo quell’episodio vi fu la lunga parentesi dell’esilio francese di Buozzi.
I contatti ripresero, attraverso un vecchio sindacalista della FIOM, Ogliaro, durante il perdio del confino di Buozzi a Montefalco.