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Ne parliamo in questa puntata, la numero 29, della nostra piccola storia del sindacalismo riformista italiano. Il sindacato che avevano in mente i padri costituenti non è quello che si è realizzato, a causa della mancata applicazione dell’articolo 39.

Dalla sfera del diritto pubblico, in cui la Costituzione lo aveva collocato, il sindacato italiano si è così ritrovato in quella del diritto privato. Le divisioni, pur necessarie, lo indebolirono.

Gli anni ‘50 furono davvero duri. Ma negli anni ‘60 cominciò un risveglio. Ci furono vittorie e sconfitte, ma complessivamente una crescita, e primi momenti di unità d’azione. Il processo culminerà nelle lotte del ’69, nel varo dello Statuto dei Lavoratori (1970), nella costituzione della Federazione Unitaria CGIL-CISL-UIL (1972).

Lo Statuto offrirà un quadro normativo che colmerà parzialmente il vuoto creato dalla mancata applicazione dell’art.39. Soprattutto, lo Statuto darà copertura all’attività sindacale nei luoghi di lavoro. Prima dello Statuto, però, nonostante le difficoltà, i sindacati dimostrarono inventiva e capacità organizzative per radicarsi il più possibile nel mondo del lavoro.

Non solo le lotte e le manifestazioni, come quella raffigurata nella foto, a Torino, con la partecipazione di Italo Viglianesi, o il pagamento delle quote sindacali prima dell’entrata in vigore del sistema della delega, ma anche attività sociali per gli iscritti e le loro famiglie, dalle colonie estive alla Befana UIL. E ci si attrezzava per raggiungere i lavoratori ovunque, come con questo pulmino UIL, e supplire alle difficoltà che venivano frapposte all’ingresso del sindacato in fabbrica.