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Il collocamento era una delle funzioni del sindacato, che la svolgeva mediante un’istituzione creata dal sindacalismo britannico, e diffusa anche nel primo sindacalismo italiano: il closed shop, sostanzialmente, il monopolio sindacale per via contrattuale sugli avviamenti al lavoro.

Si veda ad esempio il contratto FIOM-Itala, fabbrica d’auto di Torino, del 1906, in cui la Federazione Nazionale Metallurgici si impegna a fornire alla Società Itala tutto il personale necessario, compresi i capi-squadra.

Nel secondo dopoguerra, il legislatore italiano non restituì ai sindacati questa funzione, ma optò per il collocamento pubblico (legge n. 264 del 29 aprile 1949). Probabilmente, visto con gli occhi di oggi il closed shop è archeologia, ma non v’è dubbio che la perdita di ruolo del sindacato italiano nel mercato del lavoro è stata clamorosa, e ha reso più difficile il rapporto con i giovani in cerca di lavoro.

Un’altra istituzione creata dall’associazionismo sindacale e da quello imprenditoriale è la bilateralità, di cui le Casse Edili sono state una delle prime realizzazioni.

Tutt’altro che archeologia, in questo caso, perché la precarizzazione del lavoro rende attuali strumenti come questo anche per settori diversi dall’edilizia.

Immagine: uno scorcio della mostra storica al XVII Congresso UIL

Mostra storica del sindacalismo riformista italiano/17

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