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Lavoro Italiano pubblica un dossier a cura dell’Istituto Studi Sindacali sulla prima parte della ricerca

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Prologo in Cielo: lo straordinario Sessantanove

Di Roberto Campo

Presidente Istituto Studi Sindacali Uil “Italo Viglianesi”

Si è svolta martedì 9 maggio 2017 alla Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza di Roma la prima delle tre giornate di studio previste parallelamente al procedere della ricerca sull’esperienza della Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil (1972-1984), promossa dalla Fondazione Brodolini, con la partecipazione della Fondazione Di Vittorio e dell’Istituto Studi Sindacali Italo Viglianesi (Uil), e con la collaborazione degli Archivi Storici di Cgil e Uil.

I dodici anni della Federazione Unitaria sono stati divisi in tre periodi: 1972-1975; 1975-1980; 1980-1984. Ma c’è anche un “prologo in cielo”: lo straordinario 1969, gli antefatti che crearono il contesto in cui nacque la Federazione Unitaria.

La giornata di studio ha visto nella mattinata – con anche una numerosa partecipazione di studenti – alternarsi relazioni di taglio storico-economico e giuridico con altre di carattere storico e sociologico. La Professoressa Donatella Strangio, padrona di casa, è stata la coordinatrice della mattinata. Nel pomeriggio, il confronto tra un protagonista di quegli anni, Giorgio Benvenuto, e tre dirigenti confederali di oggi: Franco Martini (Cgil), Gianluigi Petteni (Cisl) e Domenico Proietti (Uil), con Emilio Gabaglio in veste di presentatore-coordinatore.

Il ricordo di Ezio Tarantelli, assassinato dalle Brigate Rosse il 27 marzo 1985, nella Facoltà che ci ha ospitati, dove insegnava, ha unito tutti i presenti. L’elaborazione dell’economista è stata decisiva nel costruire la politica di predeterminazione dell’inflazione, che malauguratamente non fu assunta unitariamente dal sindacato, ormai avviato ad una conclusione, che si rivelerà drammatica, dell’esperienza della Federazione Unitaria.

È stata una giornata soddisfacente, per la varietà dei contributi, che hanno evidenziato anche punti controversi su cui il confronto potrà continuare, approfondendo.

È innegabile che l’interesse della ricerca non si esaurisce nella ricostruzione di vicende importanti nella storia del sindacato e della nostra nazione, ma c’è anche l’idea che quella esperienza possa essere utilizzata per sperimentare un nuovo ciclo di unità sindacale, non limitata alla sempre preziosissima unità d’azione, ma più impegnativa.

Sicuramente così è in Uil, dove il segretario generale, Carmelo Barbagallo ha più volte evocato la Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil per proporne un’attualizzazione, una nuova proposta unitaria, convinto che la portata dei problemi da affrontare sia tale da richiedere il massimo di coesione e determinazione da parte del sindacato.

A questo proposito, l’intervento che più si è cimentato con la possibilità di un nuovo patto federativo tra le tre organizzazioni sindacali è stato quello di Mimmo Carrieri (Università La Sapienza), che ha presentato uno schema con 4 opzioni per il prossimo futuro del sindacato confederale, che riassumiamo e commentiamo:

  • rilancio dell’unità organica (ipotesi improbabile, l’unica esperienza si è avuta nel 1944-48, e paiono evidenti i caratteri di eccezionalità di quella vicenda);
  • disunione competitiva (come nel periodo 2002-2011, con un picco di disunione nel 2009: in Uil, si è lavorato per superare quella lunga fase e ricostruire condizioni unitarie, certamente non è questa un’opzione oggi presa in considerazione);
  • bipolarismo sindacale (recentemente riproposto da Pietro Ichino, con Cisl e Uil da una parte e Cgil dall’altra: la Uil è nata sconfiggendo nel 1950 il primo tentativo di realizzare un bipolarismo sindacale, opzione che più volte si è ripresentata nel corso del tempo, cui la Uil non ha mai aderito);
  • potenziamento dell’unità possibile, dando vita a una convivenza regolata tra le tre confederazioni, che sopporti anche qualche divisione trasparente: qui, in questo ambito, secondo Carrieri, potrebbe collocarsi un nuovo patto federativo, fatto non solo delle indispensabili regole sulla validità dei contratti, ma un patto più completo, volto alla ricerca del consenso più ampio ma senza riproporre un troppo esteso diritto di veto.

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Le relazioni degli economisti hanno trattato il ruolo macro-economico del sindacato, in generale (Giovanni Di Bartolomeo) e in riferimento in particolare alla golden age (Mauro Rota e Donatella Strangio). Nel primo lavoro, si sono richiamate teorie classiche sull’impatto dell’azione sindacale sull’economia, come la curva di Calmfors & Driffill, elaborata nel 1988, secondo cui contrattazioni salariali molto decentrate (Stati Uniti, Canada, Giappone) o molto centralizzate (Svezia, Austria) inducono le parti sociali a una maggiore moderazione salariale, comportando un più basso livello di disoccupazione rispetto ai gradi intermedi di centralizzazione (Italia, Francia, Belgio, Olanda).  Il grado di centralizzazione influisce molto anche sulla probabilità che il sindacato diventi interlocutore dei governi, i quali a loro volta sono più propensi al rapporto con il sindacato quanto più sono interventisti in materia economica. Queste considerazioni suggeriscono che, se si vuole modernizzare la funzione macro-economica del sindacato, il decentramento contrattuale deve essere controllato, ché invece un decentramento sregolato minerebbe le fondamenta del sistema di relazioni industriali, soprattutto in una nazione come l’Italia, in cui il peso della piccola impresa è debordante. È stato inoltre osservato che i sindacati tendono ad essere più attivi quando l’inflazione è alta, non altrettanto quando si tratta di fare i conti con problemi di disoccupazione e crescita. Un quadro di difficoltà ampiamente sperimentato in questi anni nell’Italia che non cresce. Nella relazione sulla golden age (1950-1973), si è voluto evidenziare che non sarebbero gli anni Settanta la tomba della crescita sostenuta del secondo Dopoguerra, come in genere si ritiene, in quanto la crescita italiana negli anni ’70 e ’80 è sì meno forte che negli anni ’50 e ’60, ma è comunque superiore a quella di Germania, Francia e Regno Unito. Il tratto distintivo della “coda” della golden age sarebbe comunque l’alta inflazione.

Il versante giuridico è stato analizzato dalla relazione di Micaela Vitaletti (Università di Teramo). Si è illustrato come il carattere inclusivo delle regole di funzionamento della Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil 1972-1984, basate sul mutuo riconoscimento, sia stato sostituito con il carattere selettivo delle nuove regole della rappresentanza e rappresentatività e della validazione dei contratti, metodo selettivo cui si è approdati recentemente (2008) anche in Francia. Preoccupante, intanto, il continuo aumento del numero dei CCNL: è stata superata quota 900.

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Le relazioni di carattere storico e sociologico. Quella di Andrea Ciampani (Libera Università Maria Santissima Assunta) sul ’69 ha voluto sottolineare la diversa natura di Sessantotto e Sessantanove, respingendo giudizi come quello espresso a suo tempo da Bruno Trentin, che parlò di nuovo biennio rosso. Un simbolo della diversità dei due movimenti lo offre la manifestazione del 28 novembre a Roma dei metalmeccanici, sfilano in 100mila, senza rompere un vetro. Il ’69 operaio rappresenta una svolta, che giunge al culmine di un lungo lavoro di preparazione svoltosi negli anni precedenti.  Non sarà il numero degli scioperi (oltre 3.000, che non sono di più di quelli degli anni che seguirono), né quello degli scioperanti (7 milioni e ½, ma nel ‘75 saranno di più) a caratterizzare il ’69, ma l’intensità della partecipazione, evidenziata soprattutto dai 38 milioni di giornate perse. Alle lotte e alle manifestazioni parteciparono anche i pubblici dipendenti, gli impiegati. Nelle fabbriche si svolgono le assemblee, che prima non si potevano fare.

Adolfo Pepe (Fondazione Di Vittorio), nel suo intervento, ha voluto sottolineare che il quadro politico dell’epoca era caratterizzato da un centro-sinistra bloccato e senza iniziativa e da una classe imprenditoriale che, nonostante il Rapporto Pirelli, non ragionava sulle prospettive future, non rendendosi conto del processo in atto di fuoriuscita dal fordismo. Per questo non ha affiancato né tantomeno immaginato alcuna strategia italiana confrontabile con quelle di Giappone (toyotismo), Germania e Stati Uniti. La Federazione Unitaria si trovò in questa situazione ad essere la sola proposta innovativa, il solo tentativo di soluzione, rispetto al vuoto imprenditoriale e politico. Il sindacato, a differenza di governo e impresa, ebbe il coraggio di assumere la funzione di guida per l’innovazione richiesta; tuttavia nel tempo ha scoperto il limite di questa particolare condizione e sperimentato la difficoltà ad esercitarla, per cui il declino arrivò inesorabile.

Anche Mimmo Carrieri ha parlato della supplenza esercitata dal sindacato nel sistema Italia in quegli anni, ma ha altresì evidenziato che il sindacato a sua volta aveva limiti. Il processo inclusivo (consociativo) che presiedette al funzionamento della Federazione Unitaria fu esso stesso un grande limite: non governava le differenze, sfociava nell’esercizio del diritto di veto. Prima di infrangersi sulla concertazione sulla scala mobile, la Federazione Unitaria aveva già esaurito la sua spinta propulsiva.   L’idea di un nuovo patto unitario è però apprezzata da Carrieri, se calata in uno schema realistico, di potenziamento dell’unità possibile.

Nel pomeriggio, Emilio Gabaglio ha aperto la sessione ricordando il carattere di ripiego che venne ad avere la Federazione Unitaria rispetto all’obiettivo, che inizialmente era sembrato raggiungibile, dell’unità organica. Anche se resta il sospetto che l’unità organica fosse giudicata utopica, e che la Federazione Unitaria possa essere stata sin dal primo momento realisticamente il vero progetto.

Giorgio Benvenuto (segretario generale Uilm 1969-76 e segretario generale Uil 1976-92) ha confermato che la nascita della Federazione Unitaria fu vissuta all’epoca come il meno peggio rispetto agli obiettivi unitari più ambiziosi, su cui i metalmeccanici, che si muovevano come una quarta confederazione, compirono passi più avanzati, tanto che si può ben dire che l’unità organica Fim, Fiom e Uilm la fecero davvero, con la creazione della Flm, con tanto di bilancio unitario (fino al 1979). Uilm e Fim procedettero addirittura allo scioglimento. Ciononostante, Benvenuto – che ricorda di aver votato contro la Federazione Unitaria – con il senno di poi giudica comunque positiva quell’esperienza, soprattutto per fronteggiare l’emergenza del terrorismo.  Ad Emilio Gabaglio che sollecitava una valutazione sulle ragioni per cui l’obiettivo dell’unità organica non fu raggiunto, Benvenuto ha risposto che  probabilmente non conveniva a nessuno: non ai partiti, e, in particolare, non al PCI. Ma la Federazione Unitaria, pur nata male, fu poi gestita meglio. Non ci furono scioperi separati, nemmeno sulla scala mobile. Non si è mai votato a maggioranza, né per organizzazioni.

E oggi? Siamo tornati al Giulio Pastore di “marciare divisi e colpire uniti”? – ha chiesto Emilio Gabaglio a Gigi Petteni, il quale ha molto valorizzato il lavoro svolto con Franco Martini e Tiziana Bocchi nel costruire la proposta unitaria di Cgil, Cisl, Uil sulla contrattazione. A giudizio del sindacalista Cisl, aver retto e mantenuto i rapporti in questi anni difficili ci aiuta ad eventualmente cogliere al meglio quel po’ di primavera che si spera verrà.

Domenico Proietti ha voluto rimarcare i risultati davvero notevoli ottenuti negli ultimi due anni dal sindacato, nel modificare un contesto sfavorevole e pericoloso che esaltava l’aggressività delle forze politiche, economiche, sociali e del mondo dell’informazione ostili al sindacato, con il Governo che lanciava un attacco senza precedenti ai corpi intermedi in generale e al sindacato in particolare, minacciando interventi legislativi sostitutivi della libera contrattazione su salario, rappresentanza, rappresentatività. Da metà 2015, siamo riusciti a cambiare la situazione, grazie anche ad una capacità di proposta che si è misurata soprattutto con i problemi di previdenza, contrattazione, pubblico impiego. Prossimo obiettivo: una vertenza fisco (e contro l’evasione fiscale). Non basta, però, una ritrovata vivacità sindacale a livello nazionale. Il sindacato europeo e mondiale sono livelli decisivi, da rafforzare anche con cessioni di sovranità, per affrontare la rottura dell’equilibrio con la democrazia indotta dal turbocapitalismo.

Franco Martini ha rievocato l’esperienza unitaria della Fulta, nel settore tessile-abbigliamento; confermato il paradosso che vede Cgil, Cisl, Uil impegnate a razionalizzare il sistema contrattuale mentre ogni giorno nasce un nuovo CCNL; prefigurato la possibile nuova federazione unitaria prossima ventura come una grande RSU nazionale.

Al termine di una giornata piena di studio e dibattito, Emilio Gabaglio ha ricordato le prossime iniziative in programma e l’obiettivo di concludere in un anno/un anno e mezzo l’intera ricerca.

LA FEDERAZIONE UNITARIA: UNA STAGIONE DI GRANDI CAMBIAMENTI

Di Paolo Saija

L’Istituto di Studi Sindacali ha cominciato da qualche tempo una riflessione sulla necessità di ragionare sul ruolo del sindacato nel tempo presente. Indubbiamente negli ultimi anni la funzione del sindacato confederale è stata messa a dura prova dagli innumerevoli tentativi di delegittimare o peggio di creare i presupposti per il definitivo accantonamento di un istituto che nonostante la reale efficacia rispetto al mondo del lavoro, è bersaglio di atteggiamenti che se si definissero solo provocatori sarebbe già un nobilitare un vero e proprio attacco ai corpi intermedi della nostra società politica.

In effetti, nella rivoluzione permanente dell’organizzazione del lavoro e dell’incredibile velocità con cui la fantasia produce modalità di erogazione di servizi e innovazioni, sia rispetto al lavoro che si trasforma, sia rispetto alla volontà di creare lavoro su presupposti, molte volte, più commerciali che di radicamento al territorio e alla propria vocazione merceologica con ricadute positive sulle filiere produttive, il sindacato non sempre si è mostrato all’altezza delle sfide. Da questo punto di vista è stato bloccato nelle sue liturgie e difficilmente si propone come elemento di trasformazione; tuttavia lasciare spegnere un’esperienza centenaria come fosse, uno strumento obsoleto ed ingombrante ne corre!

La difficoltà di intercettare i nuovi lavoratori, le basi social che, creando piazze virtuali hanno di fatto bloccato i processi aggregativi e, soprattutto, il potere di coinvolgimento oggettivo, così come alcune risposte sulla rappresentanza che non sono giunte (un esempio possono essere i neet) o alcune assenze rispetto alla rappresentanza sociali sulle forme precarie del lavoro  o peggio alle riforme previdenziali che hanno dissanguato moltissimi lavoratori. In questo senso, non nascondendoci nulla, possiamo immaginare che il sindacato debba riprendere il proprio ruolo di rappresentante sociale sul lavoro non contrattualizzato, sui diritti, sulle nuove povertà, sulle condizioni del mercato del lavoro europeo, sulle nuove cittadinanze, ecc.

Pur in un quadro di grande difficoltà, a causa della crisi, della fragilità nazionale e dell’atteggiamento pregiudizialmente ostile del Governo l’azione del sindacato negli ultimi due anni ha impedito più gravi pericoli e ottenuto tangibili risultati. Anche grazie ad un’azione unitaria di cui l’indiscussa animatrice è stata la Uil. Il percorso è iniziato con uno sciopero generale fatto da Uil e Cgil, ma non dalla Cisl (12 dicembre 2014), partendo dal presupposto dei piccoli passi, con un rispetto per le singole posizioni, dell’unità non a tutti i costi. La Uil era convinta della necessità di una risposta al Governo Renzi. Proprio il Presidente del Consiglio teorizzava di non volersi misurare nel confronto con il sindacato e operava interventi legislativi pesanti sui temi del lavoro, come quelli del Jobs Act. Inasprendo il contrasto con la minaccia di sostituire con la legge i contratti su materie quali i salari, la contrattazione, la rappresentanza. Per questa ragione, fatti tutti i tentativi per una convergenza unitaria e verificatane l’impossibilità, la Uil preferì l’assunzione di responsabilità della proclamazione dello sciopero non rinunciandovi per le difficoltà unitarie incontrate.

Lo sciopero fu un successo e l’apporto della Uil alla sua riuscita fu notevolissimo. Subito dopo, sempre la Uil si rimise all’opera per recuperare unità d’azione con la Cisl. La parola d’ordine fu: 2015, anno dei contratti. Poteva sembrare un obiettivo proibitivo, visto il perdurante blocco dei contratti pubblici e la chiusura della Confindustria del Presidente Squinzi. Questi offriva una sponda al paventato intervento del governo sulla contrattazione e la vera e propria contro-piattaforma elaborata da Federmeccanica (un progetto di decentramento del salario, non necessariamente della contrattazione). I primi successi furono colti con l’accordo Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sulle politiche del lavoro (1 settembre 2016) e con il rinnovo del contratto dei chimici (15 ottobre 2015). L’azione combinata dalle confederazioni riuscì ad indurre il Governo nel corso del 2016 ad accantonare le asprezze della prima parte del suo mandato. Fu così che il 28 settembre 2016 si definì l’intesa Governo-Sindacati sulle pensioni, per cominciare a cambiare la legge Fornero e ridare flessibilità all’uscita dal lavoro, primo passo per ridare stabilità al lavoro dei giovani. Altri importanti successi sono venuti con il rinnovo, questa volta unitario, del contratto dei metalmeccanici (26 novembre 2016) e con l’accordo Governo Cgil, Cisl, Uil per lo sblocco dei contratti pubblici e il cambiamento della legge Brunetta (30 novembre 2016). Il cammino per rinnovare effettivamente i contratti pubblici è ancora da proseguire, così come la seconda parte dell’intesa sulla previdenza incentrata, soprattutto, sulle pensioni dei giovani.

È però indubbio che evocare da parte del Segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, una nuova edizione, modernizzata, della Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil ha avuto un ruolo nello spingere le tre confederazioni a convergere su un programma essenziale di priorità, che ha riaperto giochi che sembravano chiusi nel peggiore dei modi e, oltre a evitare l’indebolimento dello strumento della contrattazione, ricondurre il Governo al confronto di merito su temi d’interesse del mondo del lavoro. L’azione propulsiva della Uil rilanciando la convergenza verso una unità, non solo a parole, è alla primavera del 2017 davvero lusinghiero: quarantaquattro contratti rinnovati con 5,3 milioni di lavoratori coperti; per i pubblici dipendenti finalmente è stata restituita la prospettiva di sbloccare i propri rinnovi quanto prima. In questo spazio di discussione non si vuole arrivare ad una conclusione. C’è il progetto di percorrere una strada insieme a Cisl e Cgil per riprendere un tragitto che, nel tempo, ha avuto discese veloci e ripide salite, legate a situazioni interne e il più delle volte esterne. Infatti, la grande sfida che si pone oggi all’analisi dei nostri tempi è, oltre lo scenario del possibile, come e quale percorso unitario si può rimettere in marcia per consentire di continuare a ragionare sul futuro della rappresentanza sindacale. In quest’ottica l’Istituto di Studi Sindacali ha cominciato a ragionare partendo dalle esperienze più importanti che si sono avute nel nostro Paese. Questa è, naturalmente, la Federazione unitaria che dagli anni settanta ha operato raggiungendo altissimi gradi di responsabilità, divenendo una realtà imprescindibile.

E’ necessario uno sforzo dei “piccoli passi” che si vogliono e debbono compiere per giungere ad un percorso che possa dare risposte unitarie, legate a momenti di confronto, per la crescita organizzativa del sindacato confederale. Questo approdo sarà il frutto della capacità del sindacato italiano di porsi come soggetto propulsivo per nuove stagioni, sarà un soggetto unico o sarà una federazione come è stata negli anni settanta? Di certo il frutto del lavoro sarà legato alla ricerca di un riformismo che possa rappresentare la difesa dei diritti e le nuove necessità del lavoro.

Per avere chiaro quali sfide sono state affrontate per riuscire a tenere in piedi la Federazione unitaria, di seguito si elencano degli avvenimenti che hanno caratterizzato il periodo in cui le confederazioni hanno operato insieme. La cronologia, tratta da varie pubblicazioni e a cura dell’Istituto di Studi Sindacali, non vuole essere esaustiva di tutto ciò che è accaduto, ma un utile strumento di lavoro.

Piccola cronologia della Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil 1972-84

Prima della Federazione Unitaria

Il Sessantanove

  • Battipaglia, 9 aprile 1969: gravi incidenti al diffondersi della notizia della chiusura di due aziende storiche nei settori della manifattura dei tabacchi e della lavorazione dello zucchero; 2 morti e 200 feriti
  • Congresso Uilm 15-18 maggio 1969, a Venezia: Giorgio Benvenuto batte Bruno Corti con una linea pro-autonomia e unità sindacale
  • Congresso Fim 12-15 giugno 1969, a Sirmione: assoluto distacco da ogni collateralismo con la DC
  • Congresso Acli 16-22 giugno 1969, a Torino: porre fine al collateralismo con la DC; Emilio Gabaglio sostituisce l’amico Livio Labor come presidente
  • Congresso Cgil (VII) 16-21 giugno 1969, a Livorno: relazione cauta di Agostino Novella; l’intervento di Vittorio Foa (a Novella: nessuno ha mai imparato a nuotare sulla spiaggia, bisogna gettarsi in acqua); conclusioni di Novella: tutti siamo arrivati diversi da come eravamo partiti ….
  • Congresso Cisl (VI) 17-20 luglio 1969, a Roma: in un clima di contrapposizione (due Cisl), l’opposizione a Bruno Storti perse per pochi voti ma fu vincente sul piano politico
  • Fiat, agosto-settembre 1969: la vertenza su ritmi di lavoro e inquadramento in larga misura gestita dai comitati di base, in polemica spesso dura con i sindacati, fu chiusa grazie alle federazioni di Cgil, Cisl, Uil, con impegno diretto anche delle confederazioni
  • Scissione socialdemocratica 5 luglio 1969: fine del Partito Socialista Unificato (PSU), unità tra PSI-PSDI realizzata il 30 ottobre 1966: i sindacalisti socialdemocratici (Italo Viglianesi, Ruggero Ravenna, Giulio Polotti, Giorgio Benvenuto, etc) al momento della scissione scelgono il PSI
  • Congresso Uil (V) 27-31 ottobre 1969, a Chianciano: tre successori per Italo Viglianesi, il socialista Ruggero Ravenna, il repubblicano Raffaele Vanni, il socialdemocratico Lino Ravecca
  • Sciopero generale Cgil, Cisl, Uil contro il caro-affitti e per la casa, 19 novembre 1969; morte di Antonio Annarumma, agente di polizia, a Milano, ucciso da un tubolare d’acciaio lanciato da manifestanti, la prima vittima di quelli che saranno gli “anni di piombo”
  • Manifestazione nazionale dei metalmeccanici a Roma. 28 novembre 1969, per il rinnovo del contratto: comizi in Piazza del Popolo di Bruno Trentin, Pierre Carniti, Giorgio Benvenuto
  • Strage di Piazza Fontana, Milano, 12 dicembre 1969
  • Firmato il 21 dicembre 1969 il contratto dei metalmeccanici con Federmeccanica, con la mediazione, non neutrale, del Ministro del Lavoro, Carlo Donat Cattin

1970

  • Consiglio generale Cisl 4-7 marzo 1970, a Sorrento: si rimargina la spaccatura tra le due Cisl che si era verificata nel congresso del luglio 1969
  • Prima Conferenza unitaria dei metalmeccanici, 15-16 marzo 1970, a Genova
  • Luciano Lama succede ad Agostino Novella (eletto dal Consiglio generale Cgil del 24 marzo1970)
  • Approvazione della legge 20 maggio 1970, n. 300, lo Statuto dei Lavoratori
  • Vertenza Cgil, Cisl, Uil su fisco, casa, sanità, trasporti, primo capitolo dell’impegno sindacale nella strategia delle riforme: richiesta d’incontro al Presidente del Consiglio Mariano Rumor (25 marzo 1970); primo incontro (13 maggio 1970); proclamazione dello sciopero generale per il 7 luglio 1970; dimissioni del governo (6 luglio 1970)
  • Consigli generali unitari 26-28 ottobre 1970, a Firenze, i primi dal 1948 (“Firenze-uno”): in maggioranza, favorevoli all’unità organica; le categorie dell’industria premono (ordine del giorno dei 48, tra cui Trentin, Carniti, Benvenuto, non ammesso al voto
  • Vertenze su qualifiche e classificazione del lavoro (autunno-inverno 1970)
  • Consigli generali Fim, Fiom, Uilm 10-11 dicembre 1970, a Sesto San Giovanni: accelerare i tempi dell’unità
  • Comitato Centrale Uil 8-10 dicembre 1970, a Roma: Raffaele Vanni presenta un documento, che a sorpresa ottiene la maggioranza, in cui si dichiara non vi siano le condizioni idonee per rendere operativo l’appello conclusivo di Firenze-uno

1971

  • Segreterie Cgil, Cisl, Uil 1-2 febbraio 1971, a Firenze (“Firenze-due”): accordo per l’applicazione dell’incompatibilità tra cariche sindacali e politiche; un programma di massima per l’unità in tempi brevi
  • Seconda Conferenza unitaria dei metalmeccanici, 6-9 marzo 1971, a Roma
  • Sciopero generale 7 aprile 1971 per casa e riforme
  • Segreterie Cgil, Cisl, Uil 25 giugno 1971, a Ostia: i tre “dispareri” da risolvere (incompatibilità, contadini, collocazione internazionale)
  • Comitato Centrale Uil 26-28 luglio 1971, a Roma: la maggioranza, guidata da Raffaele Vanni, condanna la Uilm per i rapporti unitari con Fim e Fiom; parte il tentativo di creare un’altra Uilm, la Uil-Md
  • Legge 22 ottobre 1971, n. 865, la riforma della casa
  • Comitato Centrale Uil, 27 ottobre 1971: Raffaele Vanni segretario generale (l’accordo con la componente socialista prevede anche il sostegno al processo unitario e la revoca dei provvedimenti contro la Uilm)
  • Consigli Generali Cgil, Cisl, Uil 22-24 novembre 1971, a Firenze (“Firenze-tre”): costituente della nuova organizzazione sindacale unitaria entro marzo 1973

1972

  • Intervista di Raffaele Vanni all’Europeo, 2 marzo 1972: l’unità sindacale nei tempi decisi dai consigli generali è impossibile
  • Comitato Centrale Uil 15-17 maggio 1972: non maturi i tempi per l’unità
  • Consiglio Generale Cisl 25-27 maggio 1972, a Roma: Vito Scalia mette in minoranza Bruno Storti sull’unità sindacale
  • Lettera aperta del Presidente di Confindustria, Renato Lombardi, alle segreterie di Cgil, Cisl, Uil, 15 giugno 1972: accuse di massimalismo rivendicativo, sabotaggio della produzione, sovvertimento delle istituzioni

La Federazione Unitaria 1972-1984

  • Consigli Generali Cgil, Cisl, Uil, 24-25 luglio 1972, a Roma: ratificata la nascita della Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil
  • Consiglio Generale Cisl 25-26 settembre 1972, a Roma: segretario messo in minoranza, dimissioni di tutta la segreteria
  • Consiglio Generale Cisl 10-14 ottobre 1972, a Spoleto: nuovamente Scalia mette in minoranza Storti
  • Assemblea dei delegati metalmeccanici, 29 settembre-2 ottobre 1972, a Genova: nasce la FLM (Federazione Lavoratori Metalmeccanici)
  • Conferenza nazionale sul Mezzogiorno di Fim, Fiom, Uilm: metalmeccanici a Reggio Calabria, 20-22 ottobre 1972
  • Consiglio Generale Cisl 24-26 ottobre 1972, a Roma: Storti prevale per un voto, respinta l’offensiva anti-unitaria del 1972 (ma ebbe riflessi sulla fisionomia della Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil)
  • Convegno nazionale sul Mezzogiorno promosso dalla Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil, 5-7 dicembre 1972, a Napoli
  • Costituzione della Confederazione Europea dei Sindacati, 7-8 febbraio 1973, a Bruxelles
  • Manifestazione nazionale dei metalmeccanici, 9 febbraio 1973, a Roma, per il contratto
  • Congresso Uil (VI) 21-25 marzo 1973, a Rimini: Vanni si riavvicina ai socialisti, prevale la linea unitaria
  • Occupazione di Mirafiori da parte degli operai Fiat, 29 marzo 1973
  • Firma del contratto dei metalmeccanici, al Ministero del Lavoro, 2-3 aprile 1973: inquadramento unico; 150 ore
  • Intervista di Luciano Lama a Paese Sera, 15 giugno 1972: moderazione salariale
  • Congresso Cisl (VII) 18-21 giugno 1973, a Roma: no a ogni ipotesi di patto sociale; sì alla gestione politica della contrattazione aziendale
  • Congresso Cgil (VIII), 2-7 luglio 1973, a Bari: la “proposta globale” della Cgil
  • Guerra del Kippur, 6-25 ottobre 1973, e conseguente crisi petrolifera
  • Referendum sul divorzio, 12 maggio 1974
  • Strage di Piazza della Loggia, Brescia, 28 maggio 1974
  • Strage del treno Italicus, 3-4 agosto 1974
  • Accordo interconfederale per il valore unico del punto di contingenza, 25 gennaio 1975: Agnelli per Confindustria; Lama, Storti, Vanni per la Federazione Unitaria Cgil-Cisl-Uil
  • Elezioni amministrative 15 giugno 1975: forte avanzata del PCI
  • Elezioni politiche 20 giugno 1976: forte avanzata del PCI, ma non il sorpasso sulla DC
  • Nasce il governo Andreotti 3, con la non sfiducia/astensione del PCI,10 agosto 1976
  • Comitato Centrale Uil, 29-30 settembre 1976: Giorgio Benvenuto eletto segretario generale
  • Intervista a Giorgio Benvenuto, Il Messaggero, 3 ottobre 1976: disagio per le conseguenze della strategia del compromesso storico
  • Accordo interconfederale 26 gennaio 1977: parziale raffreddamento del meccanismo della scala mobile
  • Comizio di Luciano Lama all’Università di Roma, 17 febbraio 1977
  • Congresso Cgil (IX) 6-11 giugno 1977, a Rimini: il sindacato e il PCI che va verso il governo
  • Congresso Cisl (VIII) 14-18 giugno 1977, a Roma: netta vittoria della corrente più autonoma dalla DC (Luigi Macario segretario e Pierre Carniti suo delfino), ma accordo con la corrente più legata al partito, con nomina di Franco Marini quale segretario generale aggiunto
  • Congresso Uil (VII) 29 giugno-3 luglio 1977, a Bologna
  • “Convegno nazionale contro la repressione”, Bologna, 23-25 settembre 1977
  • Manifestazione nazionale dei metalmeccanici, 2 dicembre 1977, a Roma: cade il Governo Andreotti 3
  • Intervista a Luciano Lama, La Repubblica, 24 gennaio 1978: “i sacrifici che chiediamo agli operai”
  • Assemblea unitaria dei quadri e dei delegati sindacali, 13-14 febbraio 1978, all’EUR, Roma: moderazione salariale in cambio di investimenti e occupazione
  • Discorso di Aldo Moro, Presidente della DC, ai gruppi parlamentari DC di Camera e Senato, 28 febbraio 1978: prepara l’ingresso del PCI nella maggioranza di Governo
  • Rapimento di Aldo Moro e assassinio della scorta da parte delle Brigate Rosse, 16 marzo 1978; nasce il nuovo governo Andreotti 4, basato non più sull’astensione ma sulla partecipazione diretta dei comunisti alla maggioranza
  • Assassinio di Aldo Moro, 9 maggio 1978
  • Piano Pandolfi, presentato il 31 agosto 1978, dopo l’adesione dell’Italia allo SME: rifiutato dal sindacato
  • Assassinio di Guido Rossa da parte delle Brigate Rosse, a Genova, 24 gennaio 1979
  • Enrico Berlinguer alla riunione dei leader dei partiti che appoggiavano il governo Andreotti 4 annuncia che il PCI aveva deciso di ritirare il suo sostegno (26 gennaio 1979)
  • Il sistema monetario europeo (SME) entra in vigore, 13 marzo 1979
  • Congresso CES 14-18 maggio 1979, a Monaco: per la prima volta, la Cgil nella delegazione unitaria italiana
  • Conclusione della vertenza dei cabinisti alla Fiat, 21 settembre 1979: prima battaglia perduta in dieci anni in Fiat
  • Fiat consegna le lettere di licenziamento a sessantuno lavoratori accusati di danneggiamenti (9 ottobre 1979)
  • Giorgio Amendola su Rinascita critica i sindacati (Interrogativi sul caso Fiat, 9 novembre 1979)
  • Accordo firmato da Lama, Carniti, Benvenuto per l’istituzione del fondo di solidarietà (a favore delle zone depresse del Mezzogiorno) dello 0,50% del monte salari (2 luglio 1980): la proposta rimarrà congelata per l’opposizione del PCI
  • Strage di Bologna, 2 agosto 1980
  • La Fiat annuncia 14.469 licenziamenti, 10 settembre 1980
  • La “marcia dei quarantamila”, 14 ottobre 1980
  • Convegno quadri e delegati Cgil, Cisl, Uil 4-6 marzo 1981, a Montecatini: politica contrattuale e politica economica
  • Fuga di notizie sulla proposta Tarantelli anti-inflazione, discussa con i segretari di Cgil, Cisl, Uil (7 aprile 1981): Lama in difficoltà con il PCI
  • Congresso Uil (VIII) 10-15 giugno 1981, a Roma: “Dall’antagonismo al protagonismo”
  • Il Presidente del Consiglio Giovanni Spadolini convoca un confronto triangolare sui temi del salario (28 giugno 1981): si parla di inflazione programmata
  • Accordo Scotti 22 gennaio 1983 su nuove relazioni industriali: l’accettazione avviene per le tre confederazioni all’interno degli organi di ciascuna e non più unitariamente
  • Direttivo Cgil-Cisl-Uil 7 febbraio 1984, al Midas, Roma: si chiude senza accordo
  • Decreto del Governo Craxi, 14 febbraio 1984: intervento sulla scala mobile
  • Io pago le tasse, e tu? – convegno Uil sul fisco, 26 giugno 1984, a Roma
  • Accordo IRI-Sindacati; documento di Federmeccanica “Imprese e Lavoro”, entrambi del 14 dicembre 1984: due modelli opposti di relazioni industriali
  • Assassinio da parte delle Brigate Rosse dell’economista Ezio Tarantelli, 27 marzo 1985
  • Referendum 10 giugno 1985 sui 4 punti di scala mobile oggetto del decreto di San Valentino: vincono i NO con il 54,3%, il SÌ ottiene il 45,7%

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