Interessante ed utile. Organizzazione del libro: prima una storia di quindici secoli di storiografia italiana, che si chiude con un bilancio complessivo. Poi, si torna sul dopoguerra, dapprima cronologicamente, poi esaminando le novità degli studi sui diversi secoli del passato; successivamente, si esaminano le recenti storie d’Italia in più volumi; infine quelle monovolume.

In più occasioni, si solleva il problema di da dove cominciare con la storia d’Italia. Considerare o no il periodo pre-romano e la storia di Roma antica? Per Giuseppe Galasso, c’è una soluzione di continuità, e gli storici che per compiacere il fascismo cercarono di mantenere un narrazione unitaria fecero un cattivo lavoro.

Altre proposte: quella di Luigi Salvatorelli, che sceglie il I secolo a.C., perché fu allora che la cittadinanza romana venne estesa al grosso della penisola. Simile l’impostazione di Corrado Barbagallo, ma anticipa l’inizio al III secolo a.C., quando i Romani completarono la conquista della penisola. Per Benedetto Croce, non si fa una storia d’Italia prima dell’Unità, addirittura non dal 1861 ma dal 1871.

Giuseppe Galasso propone invece come punto di partenza la discesa dei Longobardi in Italia, perché fu allora che si verificarono per la prima volta alcuni elementi che ci porteremo dietro per secoli: la divisione in due della penisola; il contrasto stato-chiesa; il ricorso agli stranieri per vincere le proprie battaglie.

Tra i tanti storici e intellettuali che hanno contribuito allo sviluppo della storiografia in Italia, i personaggi su cui Giuseppe Galasso si sofferma di più sono Lorenzo Valla (Quattrocento); Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini (Cinquecento); Paolo Sarpi (Seicento); Ludovico Antonio Muratori e Giambattista Vico (Settecento); Vincenzo Cuoco e Francesco De Sanctis (Ottocento); Gioacchino Volpe e Gaetano Salvemini (Otto-Novecento); Benedetto Croce, Giovanni Gentile, Adolfo Omodeo, Antonio Gramsci, Delio Cantimori, Federico Chabod, Rosario Romeo, Renzo De Felice, Ruggiero Romano.

Tra i nodi su cui torna più volte, le spiegazioni del declino italiano dopo il Rinascimento; la polemica su Risorgimento e Unità in relazione al giudizio sul Fascismo.

Sulle grandi storie d’Italia pubblicate negli ultimi decenni, La Storia d’Italia Einaudi, diretta da Ruggiero Romano, emblematica della sinistra storiografica, che Giuseppe Galasso caratterizza con la cifra Gramsci + Annales. C’è poi La Storia d’Italia UTET, diretta dallo stesso Giuseppe Galasso, che, oltre all’impostazione già ricordata sul punto di partenza dall’invasione dei Longobardi, indaga il carattere multinazionale della storia nazionale, con il suo rapporto particolare tra molteplicità ed unità.

Roberto Campo – Presidente Istituto Studi Sindacali