E’ morta all’età di 108 anni “la sarta della resistenza“, Emma Fighetti.
La sarta di Baggio aveva 20 anni quando preparava la colla con acqua e farina e la distribuiva ai ragazzini che dovevano affiggere sui muri e sui pali i volantini contro i fascisti.
Sposata con Domenico Quinteri, il marito, lavorava in una fabbrica di vernici in via Lorenteggio e «andava a spigolare nei campi per portare il grano di notte al mulino e rifornire i gruppi che si nascondevano nei pioppeti al bosco di Cusago. Ma lui non sapeva cosa facevo io e viceversa, così doveva essere». In tanti sono sfuggiti alla cattura passando «attraverso il solaio di casa mia, erano giovani che non volevano essere reclutati dall’esercito o partigiani braccati» e quante volte «ho nascosto le armi che i ragazzi portavano via ai fascisti nel sottofondo del letto di mia figlia Adriana».
Si definiva una sovversiva «Ero una sovversiva…». Un paio di volte, ammette, «ho rischiato di essere arrestata» e allora sì ha avuto un po’, solo un po’, di paura. «Servivano soldi per i partigiani, cibo, vestiti. I miei vicini di casa erano fascisti e io facevo gli abiti per loro o per le amanti di qualche gerarca – racconta – A volte i ritagli delle stoffe li vendevamo a peso. Ebbene capitò un bel giorno che la donna di un gerarca alla quale avevo fatto un abito venne da me trascinandoselo appresso e mi accusò di aver rubato la sua stoffa, due etti di stoffa. Sentii i brividi salirmi lungo la schiena. Dissi alle lavoranti di portarmi i sacchetti con i ritagli. I suoi c’erano ancora. E mi salvai» .
[…]L’8 settembre’43, quando l’esercito si disfa e decine di migliaia di soldati si sbando nel paese occupato dai tedeschi, sono soprattutto, anche se non solo, donne a soccorrerli, rivestendoli in borghese per sottrarli alla cattura e indirizzandoli sulla via del ritorno a casa. << Pareva – scrive Luigi Meneghello – che volessero coprirci con le sottane>>.
Che la Germania stia visibilmente perdendo spiega molto, ma non tutto: in quel momento è l’odio per la guerra a stare al posto di comando, è la pace quasi a qualsiasi costo.
Per una parte delle donna continuerà a essere così.
Nel frattempo altre entrano invece nell’esercito sui generis della resistenza, e sul fronte opposto nascono le ausiliare di Salò, un corpo di volontarie militarizzate che non portavano armi.
Agli inizi del ’45, quando il governo Bonomi pretende di rendere operativo il reclutamento degli uomini dai venti ai trent’anni nel nuovo esercito da affiancare agli alleati, ancora le donne insieme con gli studenti tornano in piazza contro la guerra. E’ la rivolta dei <<non si parte>> , che si estende il tutto il Centro-Sud con scontri a fuoco, morti e feriti. Nella città di Ragusa a prendere l’iniziativa è Maria Occhipinti, ventitré anni, incinta di cinque mesi, di idee comuniste, che il 5 gennaio si stende davanti a un camion carico di renitenti rastrellati, costringendo i carabinieri a rilasciarli.
Sconterà per questo il carcere a confino.[…]pp.13