2 maggio 1933 – Adolf Hitler vieta i sindacati
[…] Mentre le squadre armate diventavano un nuovo organo dello Stato sotto il nome di Milizia, il Re, sotto un semplice passaggio di ministeri dava a Mussolini il comando delle Forze Armate dello Stato, poco tempo dopo.
I rappresentanti delle destre alla Camera, concedevano al nuovo governo pieni poteri e il 22 settembre 1923, tutte le organizzazioni operaie venivano sottoposte ufficialmente al controllo di polizia.
<<Voi avete tutto concesso – diceva Filippo Turati ai rappresentanti della Borghesia – dal primo voto di fiducia al governo del bivacco, fino ai pieni poteri e tutto il resto>>. Il primo passo era compiuto; i due alleati si erano fusi nell’unità statale, e la loro azione di violenza combinata poteva divenire da ora in poi potente e sistematica.
La pressione politica che veniva dall’alto era ormai sincrona e combinata. Nelle semplici persecuzioni e negli arresti ciò si palesava in modo particolarmente chiaro.
Designava che fosse una vittima, la polizia e i carabinieri in divisa statale perquisivano come forze dell’ordine, per accertarsi se fosse in possesso di armi. Quando risultava che la vittima ne era priva, la polizia ne avvisava spesso le squadre, come avvenne fra gli altri per il socialista ferrarese Cariani, i militi vestiti in divisa si ritiravano, lasciando il posto a quelli di loro tornati squadristi, che compivano l’opera col manganello e l’olio di ricino.
Se la vittima era armata e opponeva resistenza, essa veniva arrestata per <<porto d’armi proibito>> o soppressa sul posto, come ribelle all’autorità pubblica.
<<Tutti gli squadristi – ordina Mussolini – debbono unirsi alla milizia. Le autorità devono impiegare gli squadristi per tutti i compiti che domandano energia … assenza di ogni pregiudizio>>.
Le squadre fasciste in divisa statale, le autorità pubbliche ed i comandanti in capo insediati nei ministeri sono ora giornalmente in reciproco contatto.
Essi si sentono più forti e di fronte alla ostinata resistenza pubblica, il governo comincia a rivelare apertamente le proprio potenziali, ed il suo capo esprime più chiaramente i propri desideri di violenza e di omicidio.
<<Se questi signori hanno la pretesa di rioccupare la scena politica italiana – dichiarava Mussolini il 19 giugno 1923 – sappiamo bene, e tutti gli italiani devono saperlo, che io richiamerò di nuovo le camicie nere, molte delle quali mordono il freno e mormorano di impazienza>>. […]
[…]Dal giugno all’agosto 1923 furono processati alle Assise di Mantova 15 lavoratori socialisti sotto l’accusa di avere preso parte nel dicembre 1920 a Ferrara ad una imboscata contro i fascisti, undici di essi furono condannati e cinque dovettero per forza di cose essere assolti.
Ed allora il generalissimo della milizia, Italo Balbo, spedisce al Fascio di Ferrara una lettera: << Sede della Milizia Nazionale – Roma, 31 agosto 1923 … Per quello che riguarda gli accusati assolti, bisogna spiegargli che la loro salute esige un cambiamento d’aria e lo stabilirsi in altra provincia. Se essi si ostinano… bisognerà bastonarli in stile… Mostrate questa parte della mia lettera al Prefetto… la polizia farà bene a perseguitarli con frequenti arresti, almeno tutte le settimane. Sarebbe bene che il Prefetto, facesse comprendere al Procuratore del Re che, se si verificassero delle bastonature, non si desidera vedere ostruito il processo… Scrivo da Roma il che vuol dire che so di che cosa parlo. Et noc satis. Firmato Italo Balbo>>.
Le autorità si affrettano ad eseguire gli ordini. Uno degli accusati assolti, Ezio Villani, venne infatti bastonato a sangue e lasciato gravemente ferito alla stazione alla quale era sceso per tornare al suo paese, senza che la polizia si muovesse. […] pp.72