– di Giorgio Bertuzzi Camprecios
Ricercatore Storico per la Biblioteca Arturo Chiari

Il documento di cui mi interesso in questa occasione, è un eccellente ritrovamento sia per le condizioni in cui è arrivato ai giorni d’oggi, per la sua analisi, sia per gli spunti storiografici che offre al suo studio.

Lo definirei, se mi è concesso con un certo eufemismo, una sorta di punto nodale, un crocevia da cui si diramano tante direzioni apparentemente indipendenti tra loro ma che in realtà poi trovano, strada facendo dei punti di incontro importanti; come poi, nel proseguo della lettura ne avrete conferma.

Tratterò quindi della Milizia volontaria per la Sicurezza Nazionale, della storia di un milite fascista camicia nera e del suo documento di riconoscimento.

GLI ANTEFATTI:

La milizia, il cui reclutamento è volontario ed i limiti di età per appartenerne sono fissati tra i 17 ed i 50 anni e voluta fortemente dal Generale Emilio De Bono, nacque con una delibera del Gran Consiglio del Fascismo la notte del 12 Gennaio 1923 al servizio di Dio e della Patria.

La milizia deriva storicamente dallo squadrismo ma dalla sua costituzione assume un carattere istituzionale. In seguito, quindi, la MVSN divenuta forza armata dipese dal Ministero della Guerra, dallo Stato Maggiore Generale, dallo Stato Maggiore del Regio Esercito.

L’ordinamento iniziale della M.V.S.N. fu effettuato su Legioni, Coorti, Centurie e Manipoli, più o meno corrispondenti ai Reggimenti, Battaglioni, Compagnie e Plotoni dell’Esercito. Ovviamente, il riferimento ai fausti della Roma antica erano il vessillo del Fascismo di Mussolini. L’armamento era depositato nelle caserme e veniva distribuito al momento della chiamata e riconsegnato prima che i legionari venissero rimessi in libertà. L’uniforme era invece in consegna al legionario ed egli ne era responsabile tenendola presso la sua casa.

Ogni Legione avrà un numero, un nome, una sede, una zona di reclutamento; e questi resteranno immutati durante i venti anni di vita della Milizia.

Accanto alla Milizia ordinaria vennero man mano create le specialità e le Milizie Speciali. Erano specialità della Milizia ordinaria le seguenti Milizie:

  • Confinaria: con compiti di sorveglianza sulla linea di frontiera in concorso coi Carabinieri e la Guardia di Finanza.
  • Universitaria: inquadrava gli studenti universitari e svolgeva per essi particolari corsi Allievi Ufficiali.
  • Artiglieria Controaerea: organizzava e predisponeva la difesa contraerea territoriale. (M.Di.C.A.T.)
  • Artiglieria Marittima: costituiva ed addestrava le batterie per la difesa costiera del territorio.

(Nota 1: Di.C.A.T., ove operò anche mio padre come marò della Regia Marina sino all’8 settembre 1943 come specialista direzione tiro nelle batterie costiere a difesa del porto di Tolone nella Francia occupata)

I FATTI:

Dopo questo lungo prologo, il documento che sto proponendo allo studio si dimostra l’opportunità di aprire una finestra nell’arco temporale in cui si sono svolte le vicende umane di cui è stato virtualmente testimone e, in una sorta di anticipo su quanto scriverò a seguito sono eccitato dalla scoperta poiché esso stesso è legato “in filo continuo” ad un’altra storia umana di cui ho trattato, proprio nella giornata di ieri, in questo articolo (La Cartolina di richiesta) in quanto entrambi i soggetti erano compagni d’arme nello medesimo battaglione e con sorti completamente diverse.

< Il temine compagni d’arme è quanto mai consono alla descrizione dei fatti, in quanto in passato ha indicato anche chi militava in una stessa organizzazione politica e in particolare è stato l’appellativo con cui si designavano gli stessi iscritti al partito fascista (con questo intendimento il “compagni d’armi” era usato anche al femminile), e permane tuttora come titolo identificativo degli esponenti dell’estrema destra. >

Osservando l’aspetto esteriore del documento di riconoscimento si presenta come un cartoncino di buona qualità per essere a grande tiratura di stampa per il comune uso cui era destinato e abbastanza rigido nell’utilizzo. Difatti, guardando le immagini, gli angoli poco logori dimostrano la sua capacità di resistere all’uso quotidiano dell’epoca e anche la sua resistenza all’usura del tempo.

Il modello prestampato (4108054) è stato prodotto a Roma nell’anno 1932-X dall’ “Istituto Poligrafico Stato“, oggi Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

(nota: la “X” sta per decimo anno dell’era fascista, che fu ideata adottando come data di inizio quella del giorno successivo alla marcia su Roma, che avvenne il 28 ottobre 1922).

La Presidenza del Consiglio dei Ministri cui la Milizia fu posta alle sue dipendenze e lo stemma sabaudo capeggiano il frontespizio dove oltre all’intestazione del documento trova spazio il nome dell’ente “Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale” e il numero seriale del documento (N. 881231).

Seguono i dati sensibili dell’intestatario di Abbondandolo Pasquale (di Angelo Marino che suppongo sia il padre anche se il cognome non coincide) con residenza a Sturno in provincia di Avellino, di professione falegname.

Camicia Nera (legionario) con il grado di soldato è inquadrato nel “144° Irpina“- centuria VIII, (ottava compagnia), che coincide con il 144° Battaglione Irpino di cui parlavo nell’articolo succitato a riguardo delle vicende belliche del milite Colucci Felice.

Ogni Legione costituisce un Battaglione CC.NN. di guerra ed un Battaglione complementi per rinsanguarne, all’occorrenza, gli effettivi. Il volontario dei Battaglioni CC.NN. si arruolava per 10 anni e al “buon” Abbondandolo Pasquale gli era stato assegnato il numero di matricola 6732.

Il documento al suo interno è di una semplicità disarmante: foto inclinata sul lato sinistro che chissà Dio perché è posta in un modo così inusuale da essere scomoda alla visione, alcune indicazioni sommarie per il grado militare, le campagne combattute, eventuali decorazioni, ferite e un timbro a secco MVSN al centro mentre sul lato destro lo spazio dedicato alle variazioni di stato di servizio in cui una annotazione del 15 ottobre 1934 indica il cambio di comandante della Legione 144 cui faceva parte Abbondandolo Pasquale.

In quarta pagina il timbro a inchiostro troneggia su un secondo timbro cui purtroppo non è facilmente intellegibile che fa riferimento al Console Comandante della Legione per un improbabile Trojaniello Gerardo.

Conclude la nostra analisi del documento e la relativa ricerca storica, la firma un poco megalomane del suo successore ad occupare i quasi tre quarti della quarta pagina del documento di riconoscimento di cui onestamente si potrebbe risalire solo accedendo agli archivi storici del 144° Battaglione Irpino.

(Nota 2: lo spillo di metallo appena sopra la fotografia credo sia a buona ragione molto antico, forse al pari del documento stesso ma questo non c’è storico lo possa ben documentare).

(Nota 3: la vita riserva sempre delle grandi sorprese, cercando per pura curiosità Abbondandolo Pasquale di Sturno sono venuto a scoprire che ad oggi è in vita un suo omonimo nel medesimo paese natio di Sturno in provincia di Avellino)