18 Aprile 1890 Nasce a Magnano in provincia di Biella Vittorio Flecchia (Magnano, 18 aprile 1890 – Torino, 19 aprile 1960) è stato un politico, sindacalista e partigiano italiano.
Si trasferì a Torino a 12 anni per lavorare come decoratore. Militante della Federazione giovanile socialista, nel 1907 fu schedato come antimilitarista e rivoluzionario. Dal 1910 al 1913 prestò servizio militare, dopodiché emigrò a Losanna dove proseguì l’attività politica.
Nel 1916 fu richiamato alle armi e dichiarato renitente; nel 1919 fu espulso dalla Svizzera, estradato in Italia e qui arrestato ma successivamente assolto. Fu poi segretario della Camera del Lavoro di Vicenza fino al 1922, mentre nel 1921 era passato al neonato Partito Comunista d’Italia, entrando l’anno dopo, al II Congresso, nel Comitato centrale. Negli anni successivi fu più volte in Unione Sovietica.
Nel 1926 fu arrestato a Milano, condannato dapprima al confino e successivamente (1928), con altri dirigenti comunisti, a 15 anni di reclusione. Fino al 1934 fu quindi in carcere a Sassari, Lecce e Civitavecchia, dopodiché fu rilasciato per indulto. Collaborò allora con il Profintern a Mosca e poi si spostò a Marsiglia e a Parigi. Nel 1940 fu arrestato dalla polizia del Governo di Vichy e internato a Le Vernet d’Ariège con, tra gli altri, Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio e Mario Montagnana.
Nel 1941 fu trasferito in Italia, prima in carcere e poi al confino alle isole Tremiti con Longo e Pietro Secchia. Liberato nell’agosto 1943, fu attivo nella Resistenza in Piemonte e organizzò con Luigi Grassi e Giorgio Amendola lo sciopero generale di Torino del 18 aprile 1945.
Nel dopoguerra fu segretario della Camera del Lavoro di Torino per la corrente comunista, deputato all’Assemblea Costituente della Repubblica Italiana e poi senatore nella I e nella II Legislatura.
[…] Lettera di Elio Basso a Pietro Nenni – Milano, 23 febbraio 1945
In complesso gli aderenti ufficialmente al partito sono in città in questo momento circa 5.000, di cui oltre 4.000 tesserati, prevalentemente operai. I confronti con il PC sono difficili, perchè i loro criteri di tesseramento sono diversi dai nostri (vi sono molti tesserati comunisti che non sanno neppure di esserlo).
Si è in sostanza riformato un nuovo partito socialista abbastanza ricco di linfa giovanile (p. es. la nostra Federazione Giovanile conta centinaia di aderenti nella sola provincia di Brescia), e in questi ultimissimi tempi vi sono affluiti parecchi aderenti che prima avevano subito il fascino del Pc, e fra questi diversi giovani intellettuali. Anche elementi del Pda, fra cui qualche dirigenti, guardano a noi con simpatia e stanno maturando il passaggio e così pure vari ex comunisti (non trotzkisti) che hanno ancora séguito personale a Milano. Credo senz’altro di poter affermare che in una competizione elettorale il nostro partito non dovrebbe essere numericamente inferiore, anzi forse superiore a quello comunista, in Lombardia.
A questo successo della nostra opera ha grandemente giovato l’atteggiamento di opposizione assunto dal partito a Roma, che è stato la prima prova pubblica che il nostro partito aveva una propria individualità, e ci ha pure giovato l’intesa con i comunisti; che ha contribuito a disperdere nelle masse l’opinione che il nostro partito sia un partito piccolo-borghese.
A riconoscimento di questa nostra forza in Lombardia ci è stata attribuita finora la carica di sindaco in quattro capoluoghi di provincia (Milano, Mantova, Cremona e Sondrio), oltre che in alcuni centri industriali (Busto Arsizio, Monza, Vigevano, Voghera, Lecco, ecc.); e ne avremo quasi certamente un quinto che spero sia Brescia: posizioni di assoluto primato rispetto agli altri partiti.
Delle altre regioni non ti parlo naturalmente con una conoscenza meno profonda; tuttavia, dopo che nell’ultimo convegno tenutosi in Alta Italia a metà novembre, mi è stato attribuito l’incarico di organizzativo di partito, ho fatto ispezioni e cercato di dare direttive e mandare funzionari, per quanto me lo permettevano le ormai radicate resistenze locali e la scarsezza di elementi di cui dispongo dopo i numerosi arresti.
In Emilia la situazione era, secondo le ultime notizie, buona nel bolognese, dove il partito è completamente in linea; purtroppo i compagni di Bologna hanno trascurato l’organizzazione regionale e le province a nord di Bologna sono completamente abbandonate. Solo ora, dopo i miei sopralluoghi e dopo aver raccolto dati e indirizzi, sono in grado di mandare un funzionario per le provincie di Piacenza, Parma e Reggio, a cui farò affluire la stampa da qui. Spero in buoni risultati.
Per il Veneto, abbiamo dovuto lottare contro una mentalità antidiluviana, che faceva capo ad alcuni compagni di Padova, Vicenza e, in parte, di Venezia. La parola d’ordine era l’anticomunismo con tutte le sue conseguenze. Anche qui tuttavia sta sorgendo un nuovo partito.[….]
[…]Certo anche qui il partito nuovo che sta sorgendo è in netta opposizione al governo: l’articolo, cui si accenna favorevolmente nella relazione veronese, è l’articolo “Atene e Roma”, contenuto in uno degli Avanti! che ti allego.
Del Piemonte potrà parlare più diffusamente il latore. La situazione organizzativa buona a Torino e nelle province di Alessandria e Novara: deficiente altrove.
In Liguria infine, i gravi arresti di qualche mese fa hanno decapitato il movimento che cominciava ad affermarsi, e ora il movimento langue. In provincia c’è poco, salvo a Spezia dove abbiamo ottimi e attivi compagni. Mi sono offerto di trasferirmi a Genova. Ma Sandro nicchia. Ho però raggiunto accordi per far affluire la stampa da qui e mandare qualche elemento di rinforzo, in modo che il lavoro già fatto in passato dai compagni e che prometteva bene non vada perduto.[…]