15 Aprile 1919– Nella sede del giornale socialista l’ “Avanti!” in via San Damiano a Milano, un gruppo squadristi fascisti danno alle fiamme la redazione del giornale socialista “Avanti!”

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[…]I drammatici fatti del 15 aprile 1919 resero incolmabile – se ancora ve ne era bisogno – l’abisso tra fascisti e socialisti e strinsero tutta la classe operaia attorno al Partito socialista; basterebbero a dimostralo il vero e proprio plebiscito in cui si trasformò la sottoscrizione per rimettere in grado l'<<Avanti!>> di riprendere le pubblicazioni…. Con la fine del febbraio il governo aveva abolito le limitazione del tempo di guerra al diritto di riunione pubblica.    Il 13 aprile i socialisti milanesi avevano organizzato un comizio a piazza Garigliano.    Avrebbero dovuto parlare alcuni dei più noti esponenti socialisti locali, sia della maggioranza massimalista, sia della minoranza riformista.   All’ultimo momento Turati non era potuto (o non aveva voluto, la cosa non è chiara) intervenire. Al suo posto aveva parlato un anarchico Ezio Schiaroli, il quale aveva, tra l’altro, violentemente attaccato Mussolini e invitato gli operai a impadronirsi del potere.    A queste affermazioni la polizia aveva intimato all’oratore di smettere di parlare e aveva ordinato lo scioglimento del comizio.

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Ne erano seguiti gravi incidenti, con sassaiole, colpi di arma da fuoco ed atti teppistici, nel corso dei quali si erano avuti tra i manifestanti un morto e alcuni feriti.   La Camera del Lavoro aveva allora proclamato per il giorno 15 lo sciopero generale e indetto un grande comizio di protesta all’Arena.   Questa notizia aveva messo in agitazione gli ambienti interventisti e <<d’ordine>> che avevano pensato di organizzare a loro volta una contromanifestazione.    Temendo incidenti, il prefetto si era adoperato per convincere le organizzazioni <<patriottiche>> a non tenere la loro manifestazione e aveva strappato loro un impegno in questo senso.   In realtà non tutte le organizzazioni si attennero all’accordo.   Il 15, mentre era in corso il comizio all’Arena, nazionalisti, allievi ufficiali e arditi affluirono a gruppi verso il centro.   Conclusosi il comizio all’Arena, scoppiarono i primi incidenti.   Un gruppo di manifestanti socialisti affluì verso la sede dell'<<Avanti!>> .    Forza pubblica ed esercito cercarono di impedire che i due gruppi si scontrassero; però specie da parte dell’esercito ciò fu fatto con scarsa fermezza (pare che tra la truppa, si fosse diffusa la voce che, in seguito degli incidenti di due giorni prima, sarebbe stata ritardata la smobilitazione delle due classi).   Rotti i cordoni, in via Mercati si ebbero i primi incidenti: gli arditi e gli altri manifestanti di destra assalirono con violenza i socialisti e li misero in fuga facendo uso di bastoni e di armi da fuoco; dopodiché si diressero verso la sede dell’ “Avanti!”.   Qui l’atteggiamento delle forze di polizia e dell’esercito fu anche più debole e i dimostranti poterono prendere d’assalto lo stabile del giornale.   Un colpo di pistola sparato dall’interno uccise un soldato del cordone di protezione provocando lo <<<sbandamento>> degli altri. …

AVANTI 23 APRILE

L’azione durò in tutto poco più di mezz’ora.   Subito i dimostranti si sciolsero; un gruppo si recò in corteo al monumento a Vittorio Emanuele II ai cui piedi depose l’insegna dell’ “Avanti!” divelta dal portone; un altro gruppo si recò trionfante al <<Popolo d’Italia>>.     In complesso, in tutta la giornata, si ebbero quattro morti (tre tra i lavoratori  e uno tra la truppa) e trentanove feriti.

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L’impressione fu in tutto il paese enorme.   Le organizzazioni dei lavoratori proclamarono un nuovo sciopero generale di protesta e in tutta Italia si ebbero manifestazioni contro le violenze antisocialiste e l’atteggiamento passivo della forza pubblica.   A Milano, stando all’inchiesta fatta nei giorni successivi dall’ispettore di PS Gasti – lo stesso che un mese e mezzo dopo avrebbe redatto il già ricordato rapporto su Mussolini e i Fasci – un gruppo di socialisti avrebbe addirittura giurato di uccidere Mussolini, considerato l’organizzatore dell’azione contro l'<<Avanti!>>, e di devastare <<Il popolo d’Italia>>.   Sulla veridicità di questa notizia mancano altre conferme; è però un fatto che da quel giorno sia <<Il popolo d’Italia>> sia la sede degli arditi furono costantemente presidiate da squadre di arditi armati (da cui il nome di covo che ben presto fu dato alle due sedi).[…] P.520

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Disponibile presso la BIBLIOTECA NAZIONALE UIL ARTURO CHIARI