10 aprile 2010 muore Lech Aleksander Kaczyński (Varsavia, 18 giugno 1949 – Smolensk, 10 aprile 2010) in un incidente aereo insieme alla moglie Maria e altre persone, tra cui moltissimi importanti esponenti della vita politica, economica e militare polacca. L’aereo si è schiantato in fase di atterraggio presso la base aerea di Smolensk, in Russia, uccidendo tutti i 96 passeggeri. Ricopriva la carica di presidente della Repubblica, nell’incidente aereo del 10 aprile 2010 a bordo di un Tupolev Tu-154 che tentava di atterrare alla base aerea di Smolensk in Russia, dove si stava recando per commemorare l’anniversario del massacro di Katyn’.
Militava nel partito conservatore Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS). Era presidente della Repubblica di Polonia dal 2005 e aveva precedentemente ricoperto l’incarico di presidente (sindaco) di Varsavia dal 2002 fino al 22 dicembre 2005.
Negli anni settanta Lech Kaczyński fu un attivista all’interno del movimento democratico anti-comunista polacco, il Comitato di Difesa degli Operai, e nel movimento sindacale indipendente. Nell’agosto 1980 divenne consigliere del Comitato per lo Sciopero delle Fabbriche nel cantiere navale di Danzica, e del movimento Solidarność. Durante il periodo della legge marziale introdotta dai comunisti nel dicembre 1981, fu internato come elemento anti-socialista. Dopo essere uscito di prigione tornò alle attività sindacali, divenendo membro di Solidarność, ridotta a movimento segreto.
Quando Solidarność tornò ad essere legale, alla fine degli anni ottanta, Lech Kaczyński divenne consigliere di Lech Wałęsa e del suo Comitato dei Cittadini Solidarność nel 1988. Dal febbraio all’aprile 1989 partecipò alle trattative della Tavola rotonda polacca. Il presidente polacco Lech Kaczynski, in data 27/11/2009 ha firmato l’emendamento (approvato all’unanimità, dal Parlamento polacco, il 25 settembre dello stesso anno) che introduce l’apologia di reato comunista, vietando e perseguendo penalmente “produzione, diffusione (anche tramite internet) e possesso di simboli, propaganda e idee legate al comunismo. La pena per chi viene colto in flagrante può arrivare a 2 anni di reclusione. Sempre il 27 novembre 2009, il presidente Lech Kaczynski ha reso obbligatoria la castrazione chimica su chi abusa di minorenni al di sotto dei 15 anni di età.(tratto dalla Gazzetta Ufficiale Polacca)
[…] Non si comprende molto del fenomeno Solidarność, se non si riconosce che, sindacato, orientamento politico, movimento sociale, esso è prima di tutto una espressione del risveglio nazionale polacco, un prolungamento della insurrezione pacifica o della rivoluzione civica iniziata nel luglio del 1980 e tuttora in corso, e che scaturisce da un’organizzazione dalla quale non ci si attende solo l’efficienza nella economia, la libertà nella vita politica e la giustizia nei rapporti sociali, ma soprattutto che la Polonia sia la Polonia. Agli occhi della immensa maggioranza dei polacchi, Solidarność appare come un ponte tra il passato e l’avvenire della nazione, come legame tra la Polonia come fu e come volle essere dopo il 1918, per non andare più lontano, e una Polonia del futuro di cui non si intravedono che i contorni contraddittori, uniti dalla loro comune opposizione alla Polonia ufficiale degli anni 1944-1980 e dalla affermazione della continuità con ciò che, respinto e represso in quegli anni, veniva alla superficie, con violenza, nel 1956, 1968, 1970, 1976, per conquistare infine, il diritto ad un’esistenza manifesta. Le parole che bisogna qui usare sono talmente abusate che si ha vergogna di avervi fatto ricorso, e tuttavia non ve ne sono altre. Diciamo dunque che dopo un anno di attività, della quale si è potuto constatare quanto sia stata movimentata, contrastata, difficile, Solidarność rimane la sola portatrice delle speranze temporali dei polacchi. Essa viene percepita come un qualcosa che dà senso alla loro storia recente, restituendole la dimensione dell’avvenire: un bene di cui i popoli sommessi a regime totalitari sono spossessati e di cui, fino a poco tempo fa, sapevano di non avere che una magra porzione.
Il primo segno che nulla è deciso una volta per tutte, è stata l’elezione di Karol Wojtyla al pontificato, cosa incredibile e purtuttavia reale, e che ha messo in moto una dinamica della speranza. Grandemente rafforzata dalla visita del Papa nella sua patria, questa dinamica, dopo un anno che era stata latente, è sfociata nel movimento rivendicativo nell’estate del 1980. Concentrato delle sue esigenze, i 21 cantieri navali di Danzica, dopo aver fornito la trama degli accordi tra scioperanti e potere, sono stati messi al principio del programma di Solidarność.[…]
[…]Alla metà del gennaio 1981, con circa 8.500.000 iscritti, essa raggruppa già il 60% dei lavoratori di questo settore. E ha guadagnato ancora pressapoco un milione di membri nei primi sei mesi del medesimo anno. Rammentiamo, a titolo di paragone, che i vecchi sindacati, i quali meritavano appena tal nome, affermavano di avere, nel 1979, 13.626.000 membri; il 70% di questi sono confluiti in Solidarność, il resto si è diviso tra la Confederazione dei sindacati autonomi, i sindacati di <<categoria>> e i non iscritti a porzioni difficili a stabilirsi. […]pp204
Disponibile presso la BIBLIOTECA NAZIONALE UIL ARTURO CHIARI