5 marzo 1950 dopo la scissione dalla CGdL, presso la Casa dell’Aviatore,
viene fondata a Roma la UIL.
<<Io vi invito a non portare parole velenose in questo convegno; non discutiamo più degli uomini che ci hanno tradito, passiamo oltre, la vita comincia domani>> Amedeo Sommovigo aprì i lavori del convegno costitutivo della UIL
[…] La primavera del 1949 è infatti caratterizzata da importanti agitazioni soprattutto nell’agricoltura e nell’industria chimica; e da eventi politici che scuotono l’area socialista: da un lato, l’ala del PSI guidata da Nenni e Morandi, che condivide senza riserva la linea del PCI e la politica internazionale dell’Urss, conquista la maggioranza, sconfiggendo le tendenze autonomiste di Lombardi, di Jacometti, di Romita; quest’ultimo -dall’altro lato – si accinge a lasciare il PSI, per tentare di avviare un processo di unificazione con PSDI, sulla base di un indirizzo riformista, in sintonia con la socialdemocrazia europea.
Invece dell’unificazione di quest’area, si avrà invece una sua ristrutturazione, con l’uscita del Psdi della sinistra di Ugo Guido Mondolfo, Giuseppe Faravelli, Matteo Matteotti, Mario Zagari e la sua confluenza in un partito che si definisce unitario (PSU). Queste vicende hanno influenza assai marcata sul processo di fondazione della UIL, tanto che il suo leader più noto e primo segretario, Italo Viglianesi, sarà al contempo anche vice-segretario della nuova formazione politica, il PSU.
Sotto il profilo propriamente sindacale, la funzione anticipatrice dei socialisti che lasciano il PSI e la Cgil e che formeranno l’ossatura della UIL, consiste nel comprendere che l’usare rivendicazioni e le agitazioni sindacali come momenti di quella che si definiva una “ginnastica rivoluzionaria” per una rivoluzione che non vi sarebbe mai stata, avrebbe compromesso il movimento operaio italiano in una strategia, il punto di riferimento della quale non erano i suoi interessi e le sue aspirazioni, ma l’impostazione politica di una PCI che al quale tutta la destrezza tattica e retorica di Togliatti non evitavano di essere la componente italiana di una macchina politica e propagandistica la cui centrale era Mosca.
I sindacalisti socialisti della futura UIL non erano usciti dalla Cgil dopo lo sciopero politico per l’attentato di Togliatti, che portò alla scissione e alla fondazione della Lcgil (libera Cgil, poi Cisl), di ispirazione cattolica. Erano rimasti con posizioni di responsabilità e in piena lealtà nel sindacato che era stato di Rigola, di D’Aragona, di Buozzi e che Di Vittorio tentata di gestire con la massima autonomia possibile nei confronti di un Pci che non aveva dubbi sulla validità della teoria che facevano del sindacato, come si disse, la cinghia di trasmissione del Pci, partito (che si definiva marxista leninista) della classe operaia. Insieme ai militanti autonomisti del Psi erano rimasti nella anche i sindacalisti socialdemocratici (guidati da Canini) e repubblicani (guidati da Enrico Parri).
Anche dopo la vittoria di misura (50,6 per cento) dell’ala Nenni-Morandi al congresso del Psi a Firenze (11/12 maggio 1949), i sindacalisti autonomisti del Psi pensavano di rimanere sia nel partito che nella Cgil, pur se Viglianesi aveva espresso critiche alla sua direzione comunista, soprattutto in relazione alla vertenza dei chimici, nella quale aveva assunto una posizione per cui venne in seguito accusato di collusione coi grandi gruppi del settore e in particolare con la Montecatini.
I termini della questione erano chiari: la linea che la direzione comunista del sindacato (rappresentata da Eugenio Guidi) sosteneva (estensione degli scioperi col blocco degli impianti a ciclo continuo e un comportamento sul lavoro definito con la formula della “non collaborazione”) sarebbe stata giustificata come prima fase di uno scontro frontale tra tutto il sindacato da una parte e la Confindustria sostenuta dal governo dall’altra. Effettivamente fu indetto uno sciopero generale (4 maggio) , che avrebbe potuto apparire come il preludio di uno scontro frontale la cui proclamazione votarono tutti i rappresentanti delle minoranze (Viglianesi, Bulleri, Dalla Chiesa, Canini, Parri), essendo la maggioranza costituita sostanzialmente dai sindacalisti del Pci (che disponevano da soli della maggioranza assoluta) e dai loro alleati sindacalisti socialisti dell’ala Nenni-Morandi. […] pp16
Disponibile presso la BIBLIOTECA NAZIONALE UIL ARTURO CHARI