15 febbraio 1982 – La piattaforma petrolifera Ocean Ranger affonda durante una tempesta al largo della costa di Terranova, 84 lavoratori perdono la vita.
[…] Con il 1946, le compagnie private credettero, in errore, di poter ottenere dal Governo Italiano quanto era stato loro negato in seguito alle direttive autarchiche della politica economica fascista. E, in effetti, sulle prime, queste speranze parvero confermate dalle dichiarazioni dei Ministri dell’Industria dell’epoca, gli onorevoli Morandi (socialfusionista, oggi defunto) e Gronchi (attualmente Capo dello Stato). La richiesta allora in discussione era quella avanzata dalla Standard Oil per le ricerche nella Valle Padana. Il 19 aprile 1946 il Ministero dell’Industria e Commercio, affidato all’onorevole Gronchi, in conformità al parere espresso da una apposita commissione di esperti, si dichiarò favorevole alla stipulazione di accordi che consentissero alla Standard Oil di sviluppare i suoi lavori nel territorio nazionale <<nonché ad accordare e promuovere tutte le agevolazioni possibili, in modo da porre in grado la Standard di dare corso con intensità alle ricerche petrolifere che si proponeva di effettuare>>. Per quanto concerneva l’AGIP, il Ministero dichiarò di <<poter limitare le ricerche alla zona di Lodi, ove i sondaggi erano in corso, e ad una fascia pedemontana tra Cavigia e Bologna, di circa 500 Kmq di superficie. In tal modo>> , aggiungeva il comunicato, <<la maggior parte delle zone vincolate dall’AGIP potranno essere rese libere e disponibili>>.
Succeduto Mondandi a Gronchi, in una riunione ministeriale dell’11 febbraio si ribadì la necessità di prendere in favorevole considerazione le domande presentate dalla Standard e dalla Shell (che si era aggiunta nel frattempo). Il Ministero segnalò tuttavia l’opportunità di accogliere separatamente queste domande, al fine di tener viva la concorrenza tra le società interessate. Insomma, si era al liberalismo del miglior tipo.
Privati ricercatori e Ministri, però, avevano fatto i loro conti senza considerare i progetti e le ambizioni dell’Onorevole Enrico Mattei, che in quel periodo ricopriva la carica di Vice-Presidente dell’AGIP (carica ottenuta per meriti esclusivamente politici, e successivamente <<colorita>> di una apparenza tecnica con una laurea di ingegnere honoris causa). Il giacimento di Cortemaggiore, di modestissima portata, ebbe in questo dopoguerra la stessa funzione già ricoperta, nel 1930, dalle trivellazioni di Fontevivo. Impadronitosi dell’AGIP quando il risultato positivo di Cortemaggiore era ormai certo, l’onorevole Enrico Mattei, come abbiamo visto, dichiarò nuovamente guerra ai privati; i permessi di ricerca rimasero fermi, come era avvenuto durante l’autarchia, e la via crucis ricominciò.
Il consigliere Superiore delle Miniere, nel 1948, si dichiarò ancora una volta favorevole alla partecipazione dei privati alle ricerche ed alla coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale; ma da quel giorno ad oggi le deliberazioni e si suggerimenti di questo organo tecnico, che per legge è chiamato a dare il suo parere in argomento, sono state ignorate. Come pure sono rimasti inascoltati i suggerimenti, favorevoli all’iniziativa privata, contenuti nelle conclusioni del <<Convegno pel Metano>> organizzato nel 1951 dall’Accademia dei Lincei.[…]pp.24
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