15 febbraio 2019 E’ morto lo psichiatra Ossicini, diede rifugio a numerosi ebrei romani dopo il ’43
Aveva 99 anni, fu tra i protagonisti dell’invenzione del «Morbo K», la finta malattia creata per fare fuggire i nazisti.Figlio di Cesare Ossicini, tra i fondatori del Partito popolare, Adriano fu impegnato sin da giovane nell’ambito del cattolicesimo sociale, fu cofondatore del Movimento dei cattolici comunisti e fu tra i primi a imbracciare le armi contro i nazisti dopo l’8 settembre, partecipando alla battaglia di Porta San Paolo.Il 26 agosto 1944, Ossicini è invitato al congresso costitutivo delle ACLI; è nominato consigliere provinciale dal prefetto e, successivamente, assessore alla sanità della Provincia di Roma
[…] Nel corso del’38 il gruppo compie anche i primi seri tentativi per uscire dal proprio specifico studentesco utilizzando tutti i canali che le organizzazioni cattoliche offrono, ed avviando i primi contatti con la realtà operaia della capitale. Tramite per questa operazione sono alcuni studenti di estrazione popolare già facenti parte del gruppo e alcuni operai cattolici, presentati da un funzionario dell’Azione cattolica gravitante intono al gruppo. Più precisamente lo studente Mario Leporatti avvia i contatti che, occorre precisare per non generare equivoci, sono ancora di approccio e conoscitivi, con il quartiere Ostiense; gli operai Armando Bertuccioli, Filippo Massimi, e Osvaldo Bruni introducono invece il gruppo nei quartieri Monte Mario, Trastevere e Prenestino.
La facilità con cui questi contatti avvengono, facilità che peraltro non vuole dire assenza di problematicità, può sembrare strana, specie se si considera alla luce di quanto scrive R. Zangrandi in un famoso capitolo del suo Lungo viaggio attraverso il fascismo dedicato alla rievocazione dell'<<dell’incontro con gli operai>> del suo gruppo appena costituito.
La spiegazione è abbastanza semplice: a parte la natura interclassista della Azione cattolica, che si è avuto modo di ricordare già varie volte, e la stretta compenetrazione con la realtà sociale dell’organizzazione parrocchiale, gioca a favore il fatto che questi giovani cattolici antifascisti non essendo né fascisti dissidenti come gli amici di Zangrandi, né militanti di partiti o movimenti sovversivi, godendo anzi della copertura delle organizzazioni cattoliche, non sono sottoposti a controlli severi e duraturi.
Questo impedisce tuttavia che a seguito di un volantinaggio contro la guerra spagnola, Ossicini venga fermato con un operaio davanti al cinema Modernissimo. L’avvenimento, di per sé di scarso rilievo anche se non irrilevante, che oltretutto non ha conseguenze penali, essendo Ossicini, incensurato e di giovanissima età, poco dopo rilasciato, è significativo per due ordini di motivi: da un lato perchè l’azione, mostrando concretamente il passaggio dalla protesta morale alla lotta clandestina accresce la notorietà e il prestigio di questi cattolici antifascisti; dall’altro perchè essa, benché ignorata dalla stampa ufficiale del regime (è questo un atteggiamento molto diffuso nel corso del ’38, in quanto il fascismo, che sta cogliendo notevoli successi sul piano internazionale, vuole a tutti i costi sottacere sull’interna opposizione), non passa inosservata nelle più vaste cerchie dell’associazionismo cattolico e degli ambienti studenteschi della capitale. E’ significativo inoltre perchè tema del volantino è la partecipazione alla guerra civile spagnola a fianco a Franco. Ora se solo si ha presente quanto afferma A. C. Jemolo, che certo non può essere accusato di anticlericalismo, a proposito del complessivo atteggiamento del mondo cattolico nei confronti della guerra civile spagnola, si rimane colpiti dalla maturità e dalla profondità dell’antifascismo di questo gruppo di giovani cattolici. Sarebbe tuttavia azzardato, pensare che il distacco e il contrasto nei confronti oltre che della gerarchia ecclesiastica, anche della coscienza media del mondo cattolico, comporti anche l’acquisita consapevolezza della natura classista e imperialista del fascismo, di cui in fondo l’aggressione alla repubblica popolare spagnola è espressione e conseguenza.[…]pp.34