12 dicembre 1969 – Strage di Piazza Fontana nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano: 17 morti e 88 feriti.
[…] I lavoratori della Banca, che hanno vissuto così da vicino la tragedia del 12 dicembre 1969, nei primi tempi mostrano fiducia nella giustizia, come la mostrano i parenti delle povere vittime tanto che si affidano ai legali di parte civile indicati dalla Banca e dalle associazione degli agricoltori. Del resto non aveva promesso giustizia il presidente del Consiglio Rumor? E non erano stati subito indicati i colpevoli? Qualche sospetto comincia ad affiorare dopo il trasferimento dell’indagine dai giudici di Milano a quelli di Roma. Sospetti e dubbi che via via diventano sempre più consistenti, quando appare chiaro che tutti vogliono disfarsi di un processo così scomodo. Le accuse contro Valpreda e gli anarchici si rivelano lacunose e prive di riscontri oggettivi, mentre emergono le responsabilità e il coinvolgimento della cellula neofascista veneta di Freda e Ventura. Gli impiegati della banca passano anche loro dal sospetto alla certezza che le accuse agli anarchici sono strumentali e finalizzate a trovare un capro espiatorio. Non credono più alle verità ufficiali, discutono all’interno del Consiglio d’Azienda, si confrontano nelle assemblee ed escono allo scoperto contestando palesemente la decisione della Banca di costituirsi parte civile contro gli anarchici e decidono di costituirsi parte civile solo contro i neofascisti e il SID. Nel 1969 gli iscritti alla CGIL presso la filiale di Milano erano 10, ora sono 220, quelli della CISL un centinaio e sono cresciuti di una decina di unità; è sorta anche una sezione UIL con una trentina di aderenti. Un centinaio aderiscono alla FABI, un sindacato autonomo che si schiera sulla linea della Federazione Lavoratori Bancari in sintonia con i sindacati confederali.
Ormai la discussione è aperta: da che parte sta l’avvocato della Banca? Per chi si batte la parte civile che rappresenta gli agricoltori della bassa che hanno perso la vita quel tragico venerdì del 12 dicembre? I fascicoli processuali riprendono ad andare e venire da Catanzaro alla Cassazione, da Milano alla Cassazione, a Catanzaro. Si continua a mescolare le piste nere con quelle rosse in un folle gioco di stralci d’istruttoria, si supplementi d’inchiesta, di ricusazioni, di avocazioni. La confusione fa aumentare lo scetticismo su una vicenda così tragica. Gli impiegati della Banca sono passati ormai dalla coscienza umana alla coscienza politica. Sono convinti del loro ruolo e della necessità di lottare per l’accertamento della verità. Ora marciano dietro il loro striscione nei cortei gridando le loro accuse a cominciare dall’attentato in via Fatebenefratelli.
Nel maggio 1974 dopo la strage di Piazza della Loggia, il Consiglio d’Azienda della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano è dietro uno striscione che dice “Da Piazza Fontana a Brescia, no alla violenza fascista”.
E così continuano a fare nei funerali che punteggiano le stragi e gli attacchi terroristici delle Brigate Rosse: L’Italicus, il rapido 904, Alessandrini, Galli, Rossa, Moro, la strage della Stazione di Bologna, e tutti gli altri attentati rimasti impuniti.
Ora quegli stessi impiegati che lavorarono tutti, il sabato e la domenica dopo la strage del 12 dicembre per aprire la banca il lunedì mattina, partecipare ai funerali delle vittime e difendere il proprio posto di lavoro, non hanno più tanta fiducia nella legge e nelle istituzioni, accusano apertamente le connivenze, il coinvolgimento di importanti gangli vitali dello Stato nella responsabilità della Strage. Il 12 dicembre 1974, si tiene nei locali della sede di Milano della Banca un’assemblea “aperta” alle forze democratiche organizzata dal Consiglio d’Azienda della filiale, in collaborazione con il Consiglio Unitario della Zona Centro. E’una svolta. Mai prima di allora nel salone di una banca erano entrati i sindacati operai e le rappresentanze studentesche. All’assemblea partecipano tutti i lavoratori della filiale, dirigenti sindacali di altri istituti di credito milanese, dirigenti di CGIL, CISL e UIL, dirigenti Nazionali e Provinciali dei sindacati della categoria bancari, i segretari del consiglio unitario di zona, rappresentanti dei maggiori consigli di fabbrica milanesi e delle categorie del commercio e dei servizi, della sanità e degli enti locali, rappresentanti delle forze politiche dei partiti democratici e dei giornalisti, il sindaco di Milano, il presidente della Provincia, il vice presidente del consiglio regionale. Presente naturalmente anche una rappresentanza dei familiari delle vittime. […] pp.105
Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari