3 dicembre 1906 : Viene firmato il primo contratto collettivo di lavoro tra il sindacato FIOM (si tratta della FIOM riformista di Versi e Buozzi) e la fabbrica di automobili Itala di Torino. .

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[…] La costituzione del ministro Zanardelli-Giolitti all’inizio del 1901, coincidente con la favorevole congiura economica, aveva propiziato una generale ondata di agitazioni e di scioperi a carattere strettamente economico. Basterà ricordare che, mentre nel 1900 gli scioperi erano stati 410 con circa 80.000 partecipanti, nel 1901 essi salirono a ben 1671 con circa 400.000 scioperanti. Di conseguenza, tutto il movimento sindacale aveva fatto subito registrare un notevole sviluppo.  Le Camere del Lavoro, sorte rapidamente ovunque, e le Federazioni di mestiere, anch’esse affermatesi numerose, avevano visto un generale aumento del numero degli iscritti.

 Contemporaneamente, era pure fortemente aumentata l’influenza del movimento sindacale cattolico che, abbandonato quasi ovunque, almeno in pratica, l’ideale delle Unioni professionali miste (padroni e lavoratori insieme), fu a volte a fianco degli stessi socialisti nelle rivendicazioni, nelle lotte e anche in qualche sciopero.

Intanto però, nel movimento di ispirazione socialista erano andate creandosi gravi fratture. Si era accentuata in primo luogo la rivalità fra le Camere del Lavoro e le Organizzazioni di mestiere. Ben presto, poi, sul tronco di tale rivalità, dovuta inizialmente soprattutto ad un conflitto di competenze, si innestarono ragioni ideologiche. Mentre infatti le Camere del Lavoro, statutariamente apolitiche, erano di fatto politicizzate e prevalentemente orientato in senso rivoluzionario, le Federazioni professionali, dichiaratamente socialiste, tendevano di fatto all’apoliticità nel senso che miravano ad assumere caratteri e finalità strettamente sindacali, trovandosi quindi, in sostanza, a svolgere una politica contraria alla rivoluzione e ai metodi rivoluzionari.

Intorno al 1904 si era inoltre venuta affermando nel movimento proletario socialista una nuova corrente, quella dei cosiddetti sindacalisti rivoluzionari o sindacalisti semplicemente. Costoro ebbero ben presto le loro roccaforti in alcune Camere del Lavoro, tra cui quella di Milano, dalla quale, non a caso, partì la proclamazione di quel famoso sciopero generale nazionale (il primo in Italia) del settembre 1904 che spaventò mortalmente la borghesia italiana e gran parte degli ambienti cattolici.

Proprio negli anni 1905-1906 i contrasti fra sindacalisti e riformisti si andarono notevolmente approfondendo. I sindacalisti, allo scopo di creare quella tensione rivoluzionaria che per essi doveva costituire lo scopo del movimento sindacale, tendevano ad usare ed abusare dello sciopero, un’arma che invece i riformisti ritenevano si dovesse usare con moderazione e per scopi quasi esclusivamente sindacali. Seri contrasti, insomma, si erano andati manifestando nell’ambito del movimento sindacale e dello stesso Partito Socialista, creando una situazione di disagio tra i lavoratori e lacerazioni profonde in molte organizzazioni.

E fu appunto la FIOM che, nel febbraio 1906, per superare la critica situazione in cui si era venuto a trovare il movimento sindacale italiano, prese l’iniziativa di lanciare un Congresso che avesse come scopo  la costituzione di un organismo unitario idoneo a risolvere la crisi e a guidare democraticamente l’intero movimento operaio.

L’idea della FIOM non era in verità molto nuova, giacché fin dal 1902 era stato costituito, allo scopo di redimere i conflitti fra le Camere del Lavoro e Federazioni di mestiere, un Segretariato della Resistenza, la cui efficacia si era però dimostrata scarsa e inadeguata. La proposta della FIOM fu comunque accorta con interesse e portò rapidamente alla costituzione, alla fine dello stesso 1906, della Confederazione Generale del Lavoro (GCdL). [….] pp.82

 

Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari