[…] Appena costituito, il Fascio del lavoratori di Palermo diviene ed è riconosciuto il centro motore di tutto il movimento successivo. La ragione per la quale non Catania ma Palermo assurge al ruolo di guida, dipende in certa misura dalla maggiore articolazione e dalla più lunga esperienza che il movimento operaio ha nel capoluogo dell’isola. Ma soprattutto influisce un dato strutturale della storia politica siciliana. Palermo è, nella tradizione democratica e risorgimentale, la città delle iniziative rivoluzionarie. Quando si muove Palermo, si muove la Sicilia. Se Palermo ha dato il suo consenso al Fascio dei lavoratori, tutta la Sicilia ne seguirà l’esempio. Così era accaduto nel 1812, nel 1820-21, nel 1848-49, nel 186+0. Questo mito di Palermo, città rivoluzionaria, esercita un fascino tutto particolare fra i giovani dirigenti dei Fasci. Al congresso regionale del maggio 1893, Nicola Pètrina, rappresentante del risorto Fascio dei lavoratori di Messina, dirà:<<Quando un anno fa rivolgevo ai compagni di Palermo una parola, vaticinai che il socialismo nella città delle iniziative farebbe il sonno del leone che dorme e al primo urto, rizzandosi sulle zampe, farebbe scappare i moscerini d’attorno. Saluto Palermo che si è messa un pò tardi all’opera e si è svegliata dal sonno come il leone>>. A sua volta, il catanese De Fecile Giuffrida, deputato al Parlamento e l’uomo più prestigioso del socialismo isolano, concludendo il suo applaudito e atteso discorso ai delegati, aggiungerà: <<Se non ci organizziamo, non potremo resistere ai governi borghesi. Sorga questo sole dell’avvenire, l’alba della nuova civiltà! Tu, Palermo, ce lo dirai! Noi saremo qui, quando ci dirai: l’alba della civiltà è spuntata>>.
Il ruolo egemone del Fascio dei lavoratori di Palermo, prima ancora e più che effetto di una precisa piattaforma ideologica e politica del suo gruppo dirigente, è, quindi, il risultato di una forte tradizione risorgimentale. In effetti, però, anche a Palermo, come altrove, l’attività del Fascio dei lavoratori, nei primi mesi, non esce dall’ambito urbano. Ancora nell’agosto 1892, il quadro generale resta essenzialmente rappresentato dalle organizzazioni di Palermo, Catania, Messina, Tre Castagni, Sant’Agata Li Battiati, Paternò e Niscemi, cui si sono aggiunti, nel luglio, il Fascio dei lavoratori di Misilmeri e, nell’agosto, quello di Castevetrano. Le cose cambiano, invece, a partire da settembre dopo il congresso di Genova, costitutivo del partito dei lavoratori italiani. Vedremo più avanti come si articola il legame fra la nascita del partito socialista e lo sviluppo organizzativo, politico e ideologico dei Fasci siciliani. Adesso, importa sottolineare il significato complessivo dell’avvenimento. Il congresso genovese è importante, ai fini della crescita del movimento siciliano, almeno per due motivi: per il ruolo che nel congresso stesso svolgono i dirigenti del Fascio dei Lavoratori di Palermo, i quali, schierandosi con i capi della lega socialista milanese, concorrono a fare del nuovo partito, una organizzazione veramente nazionale; e per l’influenza che la nascita di un partito dei lavoratori di ispirazione marxista esercita sugli orientamenti ideali e pratici dei gruppi dirigenti del movimento siciliano, e dei lavoratori che via via concorrono a farne parte.
Di fatto, solo dopo il Congresso di Genova, la rete organizzativa dei Fasci siciliani tende ad acquisire una dimensione più propriamente regionale, ricercando anche un consapevole superamento del suo iniziale carattere operaistico. Nel Settembre, sorgono i Fasci di Trapani, e Corleone, nell’ottobre, i Fasci di Girgenti, Siracusa Marsala e Favara, nel novembre i Fasci di Terranova, Milazzo, Partanna, Canicattì e Mistretta; nel dicembre, i Fasci di Misterbianco, Motta Sant’Anastasia, Grotte e San Pietro. Alla fine del 1892, la struttura complessiva del movimento appariva costituita: insieme ai Fasci di Trapani, Siracusa e Girgenti (dei capoluoghi di provincia manca solo Caltanissetta) e una decina di altri sodalizi in alcuni importanti centri agricoli e minerari.
Con gli inizi del 1893 l’organizzazione è in grado di concentrare e coordinare il proprio lavoro, e lo sviluppo acquista un ritmo travolgente. L’espressione più usuale, per caratterizzazione la diffusione impetuosa del movimento su tuta l’area regionale, è quella che adora un delegato al I Congresso provinciale operaio, svoltosi a Catania il 1° Maggio 1893: <<I Fasci crescono dappertutto come funghi>>. Nel mese di gennaio, solo nella provincia etnea, si costituiscono i Fasci di Scordia, Riposto, Mascalucia, Catenanuova, Linguaglossa e Militello. Tra il febbraio e il maggio, la rete organizzativa si allarga a macchia d’olio, oltre che nel Catanese, in provincia di Palermo. Ogni domenica si inaugurano nuovi e sempre più numerosi sodalizi, anche nei centri più lontani, e, come annota il <<Giornale di Sicilia>>, oltre che operai, artigiani, piccoli esercenti, bottegai, insegnanti, medici, farmacisti, vi confluiscono pure, <<fenomeno nuovo e degno di nota, gran numero di contadini>>.
Sotto molti aspetti, il dato originale del movimento isolano, emerso macroscopicamente negli ultimi mesi, è proprio questo: che non sono più gli operai e gli artigiani, bensì i contadini l’elemento trainante del processo formativo dell’organizzazione. Il centro di gravità si sposta dalla città alla campagna. Il fenomeno è così rilevante che richiama l’attenzione delle stesse autorità di polizia. Un Fascio di lavoratori, come quello di Partinico in provincia di Palermo, sorto originariamente come sodalizio operaio, rinnova totalmente la sua base sociale diventando una organizzazione prettamente contadina. Queste metamorfosi avvengono soprattutto nei centri agricoli. Nelle città capiluogo, gli operai e gli artigiani restano senza i padroni del campo. Nelle zone minerarie, l’elemento egemone è rappresentato dagli zolfatai, seppure in presenza di una forte partecipazione contadina. In ogni caso, e anche questo è un altro dato peculiare, il Fascio dei lavoratori caratterizza ovunque, così nei centri urbani come in quelli agricoli e minerari, come una forte organizzazione di massa, nella quale si ritrovano tutte le forze popolari del luogo. […]pp.8
Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari