[…] In questo spirito e su queste posizioni, anche la crisi di Caporetto, la più drammatica che il partito si trovi ad affrontare dall’intervento dell’Italia in guerra, è superata senza fratture. Ancora una volta l’Avanti! riesce a porsi come simbolo dell’unità del partito.

La crisi di Caporetto segna anche l’inizio di una stretta di freni nella politica interna del paese. La censura riduce il contenuto dell’Avanti! ai notiziari d’agenzia, alla cronaca, alla quotidiana e sempre più incisiva vignetta di Scalarini.

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Scalarini nella direzione dell’Avanti!

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Nel gennaio 1918 Costantino Lazzari, segretario del Partito, è arrestato in base al decreto Sacchi, sotto accusa di disfattismo. L’opposizione parlamentare, dopo Caporetto, sembra invece allentarsi, e alcuni deputati socialisti entrano a far parte di commissioni parlamentari, non militari. Rigido custode dell’intransigenza, Serrati riconosce in questo fatto gli estremi della collaborazione col governo della guerra, e apre una polemica accesa contro i responsabili, che finiscono col rassegnare le dimissioni. Chi protesta è Turati e contro di lui Serrati intraprende un aspro duello, che neanche il carcere irrompe. Accusato di essere stato tra i promotori della sommossa di Torino dell’Agosto 1917, Serrati infatti nel maggio viene arrestato, ma la sua polemica continua, e perché non sussistano dubbi sul fatto che egli esprime l’opinione prevalente nel partito, egli stesso propone un referendum intorno alla linea di condotta seguita dall’Avanti!. A troncare ogni dubbio sull’argomento, sopravviene, nel settembre del ’18, dopo le molte proibizioni degli anni passati, il congresso di partito. I lavori si svolgono a porte chiuse e i resoconti dell’Avanti! sono largamente mutilati dalla censura, ma l’opera di Lazzari e Serrati, entrambi ancora in carcere, viene approvata con maggioranza schiacciante. A Eugenio Guarino, redattore-capo del giornale, viene affidato l’incarico di assicurare la continuità della direzione fino al ritorno di Serrati. Una mozione di deplorazione colpisce invece i deputati, tra essi è Turati, che hanno dato segni di debolezza patriottica. Ma quando alcuni giorni dopo, in una riunione sui problemi degli emigranti italiani, il presidente della Federazione americana del Lavoro, Samuele Gompers, si lascia andare a insinuazioni calunniose contro l’Avanti!, è lo stesso Turati che insorge con <<uno dei suoi caratteristici, magnifici scatti>>, per affermare la superiore onestà d’intenti che regge il giornale e la purezza delle sue fonti di finanziamento.

Due mesi dopo, il 5 novembre 1918, l’Avanti! può annunciare il ritorno della pace:<<Torneranno i nostri compagni. Torneranno le masse lavoratrici. Ci troveranno al nostro posto dove ci lasciarono, con le nostre idee non mutate nell’avversa e nella triste sorte. Esultiamo in quest’ora e salutiamo la pace radiosa>>.

Durante tutto il corso della guerra, gli sviluppi della politica interna e internazionale erano stati fronteggiati dall’Avanti! alla luce di una concezione sostanzialmente riformistica. […] pp.147

Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari