18 ottobre 1850 nasce a Ferrol in Spagna Pablo Iglesias Posse un politico e sindacalista spagnolo. È stato il fondatore del Partito Socialista Operaio Spagnolo (1879) e dell’Unione Generale dei Lavoratori (1888).

Nel 1888 fondò l’Unione Generale dei Lavoratori, ne divenne presidente nel 1889 e mantenne tale carica fino alla sua morte; proprio nel 1889 partecipò al primo Congresso della Seconda Internazionale in qualità di rappresentante e portavoce del PSOE.

Nel 1890 guidò la prima manifestazione della storia spagnola del Primo Maggio, attraverso la quale avanzò numerose richieste di riforma, tra le quali la riduzione dell’orario lavorativo ad otto ore e la cessazione dell’impiego di bambini nelle attività lavorative.

[…]Il fascino della storia dei primi movimento operai spagnoli ha fatto dimenticare la loro scarsa importanza. Sino agli anni 1890-1900 i politici spagnoli potevano ancora considerare i tumulti operai – come le ricorrenti jacqueries dell’Andalusia o il terrorismo di Barcellona – come problemi di ordine pubblico, echi dei tempestosi eventi del 1873 piuttosto che segni premonitori del futuro. Nel 1907 la Spagna era ancora la sola fra le grandi nazioni europee che non avesse una rappresentanza della classe lavoratrice in Parlamento.

La singolare diffusione degli ideali dell’Alleanza per la Democrazia Sociale di Bakunin, predicati dall’italiano Fasanelli negli anni settanta, condussero ad un’aspra lotta dopo il 1870. Nei primi congressi un piccolo gruppo di discepoli di Fanelli riuscì a fare accettare un programma rivoluzionario di comunismo libertario, emarginando totalmente i marxisti ed i gradualisti, ricorrendo a tattiche senza scrupoli ed a manovre congressuali  che scandalizzarono Anselmo Lorenzo, uomo semplice e devoto alla sua causa, tipico campione del migliore anarchismo.    Sebbene i libertari riuscissero vittoriosi sul momento, questa lotta doveva portare a tragiche conseguenze: nella lotta del movimento operaio spagnolo per guadagnare la fiducia delle classi lavoratrici si creò una frattura che vide da una parte i socialisti ortodossi e dall’altra gli anarchici, scisma ulteriormente complicato dalle divisioni interne degli stessi anarchici, che si divisero in sindacalisti, rivoluzionari ad oltranza e terroristi, e dalle divergenze personali e tattiche fra i socialisti.   La divisione fra socialisti ed anarchici era di natura geografica (le roccheforti anarchiche erano in Catalogna ed in Andalusia, spingendosi fino nel Levante e nell’Aragona, con qualche avamposto anche nelle Asturie ed in Galizia) oppure dovuta a diversità di temperamento.   C’era il tipo del rivoluzionario spagnolo impetuoso, nutrito dei frementi degli anni settanta, su cui la dottrina marxista e la tattica gradualista non potevano far presa.  Mettersi coi socialisti voleva dire <<fare il passo dell’oca in un reggimento prussiano>>. Questa immagine di un partito <<militare>> limitava le adesioni al socialismo in quei circoli rivoluzionari la cui caratteristica era un esasperato individualismo.

La storia del movimento anarchico non presenta un andamento costante e stabile. Le diverse federazioni, che orgogliosamente si vantavano di trarre le proprie origini dai congressi della Prima Internazionale Spagnola, sorgevano per poi dileguarsi.   Si ebbero esplosioni di attività organizzativa quando gli iscritti aumentavano, seguite da periodi di persecuzioni e di attività clandestina durante i quali il  movimento si riduceva ad uno stretto gruppo di militanti.   Il movimento non si va allargando di congresso in congresso: ha improvvisi baldi in avanti e poi soffre di sconfitte disastrose; questo ritmo ciclico si dovette ad ondate di contagioso entusiasmo che dal movimento anarchico europeo giungevano impetuose in Spagna ed anche all’alternarsi di periodi di tolleranza da parte delle autorità e periodi di selvaggia repressione, caratteristica di un governo debole. Nei primi anni il movimento oscillò tra la propaganda verbale e la propaganda dell’azione diretta. Dopo il 1910 il sindacalismo portò il movimento sotto il controllo dei dirigenti relativamente moderati: ma quando questi leaders misero alla prova la loro organizzazione con uno sciopero, essa fu spezzata da massicci arresti. Il movimento restò allora in mano agli attivisti militanti che si servirono degli umori rivoluzionari e del risentimento delle masse per seguire una linea che i moderati definirono suicida.

La tolleranza di Sagasta permise ai resti della Prima Internazionale di ricomparire al congresso di Barcellona (giugno 1881) con nome di Federazione Regionale dei Lavoratori Spagnoli, nella quale gli anarchici predominavano. Infranta questa organizzazione dalle repressioni seguite al 1884, i terroristi fautori della propaganda dell’azione indiretta diedero inizio ad un’ondata di attentati dinamitardi ed assassinii culminata negli anni novanta con le bombe lanciate contro il Liceo, che uccisero ventuno frequentatori del teatro, con un ulteriore lancio di bombe durante la processione del Corpus Domini, che uccise dieci persone, e con l’assassinio di Cànovas. […]pp.556

 

Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari