“17 settembre 1980 – I rappresentanti di trenta comitati regionali adottano la risoluzione istitutiva del primo sindacato polacco autonomo e indipendente: è l’atto di nascita ufficiale di Solidarność, protagonista delle ultime settimane di lotta operaia in Polonia “
[…] Solidarność vista dalla UIL di Corrado Ferro
Posso ricordare quale fu l’interpretazione della UIL in quel lontano 1981. Alcune delle cose dette allora credo siano valide anche ai giorni nostri. Per ricordare la posizione della UIL di allora mi rifarò ai documenti della U(IL del 1981.
Tale documento iniziava affermando come gli scioperi in atto in Polonia, i risultati conseguiti con l’accordo di Danzica e gli esiti che stavano producendo, fossero di grande importanza non solo per la Polonia, ma per l’insieme dei paesi dell’Est.
Il documento proseguiva affermando che la conquista del diritto di sciopero e l’organizzazione in sindacati indipendenti e autogestiti, come avveniva in quei giorni in molte città polacche, metteva in discussione il rapporto esistente tra Stato-Partito e società civile, vale a dire i pilastri della concezione leninista.
La società polacca stava vivendo un grande momento di dibattito e dinamismo sociale intorno ai temi della democrazia e partecipazione, Discuteva con grande vivacità sul modello di sviluppo, sulle caratteristiche dell’intervento dei lavoratori ne determinare le politiche economiche, nonché sull’autonomia e l’indipendenza nell’ambito delle alleanze contratte nel passato. Il caso polacco dimostrava che, in un mondo dove crescono l’interdipendenza economia e gli effetti dell’integrazione mondiale, il nesso tra sviluppo e democrazia, tra economia e politica non poteva essere trascurato, essendo la molla fondamentale delle istanze di rinnovamento e di cambiamento che oramai emergevano ovunque.
Ma tutti questi fenomeni non potevano essere circoscritti alla sola Polonia o allo scenario dei paesi dell’Est. Per comprendere la vicenda polacca occorre prestare attenzione agli effetti derivanti dell’impatto di un’economia rigidamente pianificata con i partner a economia di mercato e con un’area di instabilità monetaria.
A tutto ciò va aggiunta la sfasatura dei cicli economici che hanno visto coincidere il processo di modernizzazione e crescita tecnologica della Polonia con l’aggravarsi della crisi internazionale. E’ tutto questo che ha contribuito alla rottura degli equilibri e delle rigidità imposte burocraticamente al paese.
Altro aspetto importante del “caso Polacco” è il rapporto tra Stato e Chiesa. Secondo la UIL di allora la Chiesa locale ha avuto un indubbio valore di mediazione, ma non possiamo sottovalutare il valore e la sapienza tattica di cui hanno dato prova gli operai in lotta. Questa affermazione penso dovrebbe fare riflettere tutti di attuali fautori di una contrapposizione tra sindacalismo politico e sindacalismo contrattualistica. I fatti polacchi di allora dimostrano chiaramente che il sindacato in quanto tale non può disgiungere la lotta politica da quella contrattualistiche se vuole essere portatore dell’intera domanda sociale che promana dalla classe lavoratrice. […]