[…] quando il 21 febbraio 1909 si riunì a Torino, per iniziativa della locale sezione, un Congegno delle sezioni metallurgiche piemontesi allo scopo di esaminare appunto la situazione federale. Esame che dovette dare risultati non molto incoraggianti se l’assemblea non seppe trovare altro rimedio che quello di prendere atto delle condizioni della Federazione e decidere di invitare la Confederazione Generale del Lavoro a provvedere alle sorti della FIOM. Ma l’aver scaricato sulla CGL il compito di rimettere in sesto la Federazione si doveva rivelare subito, oltre che troppo semplice, anche assai poco producente. Perdurando così, ancora nel maggio, la gravissima crisi, il 20 di quel mese fu organizzato un nuovo Convegno, questa volta a Milano, presenti anche i membri del Comitato Centrale, che aveva ora sede appunto nel capoluogo lombardo. Al Convegno furono inoltre presenti i rappresentanti delle maggiori sezioni del Piemonte, della Lombardia e della Emilia-Romagna (significativa l’assenza delle sezioni liguri). La riunione, che fu poi una sorta di piccolo Congresso straordinario, si concluse con l’impegno da parte delle sezioni di assicurare alla Cassa federale gli aiuti indispensabili a far fronte agli impegni assunti. Il che lascia intendere che la Federazione, nel periodo di agitazioni conseguenti alla crisi economica del 1907, si era ad un certo punto trovata in pessime condizioni finanziarie.
Ma anche il Congressino di Milano non ottenne i risultati sperati e la situazione tornò ad aggravarsi: per un certo periodo l’organizzazioni si trovò addirittura senza dirigenti, mentre un cumulo di debiti continuava a gravare sullo stremato bilancio federale. Le cause di tale situazione, anche per una sorta di riluttanza da parte di coloro che in seguito presero in mano le sorti della federazione a ricordare tali dolorose vicende, non ci sono ben note. Sembra però che una delle ragioni più importanti della crisi fu proprio, sia pure indirettamente, il trasferimento a Milano della sede della Federazione. Poiché infatti, secondo lo Statuto, spettava agli iscritti della città sede del Comitato Centrale l’elezione dei membri del medesimo, tale compito era passato ai metallurgici milanesi che, essendo allora profondamente divisi in correnti in urto fra loro, finirono col trasferire sul piano federale la dolorosa situazione locale, provocando appunto il disfacimento dell’organizzazione.
Che così dovessero essere andate effettivamente le cose non è del resto difficile ammettere se si tiene presente che proprio in quel torno di tempo si stavano verificando all’interno del movimento operaio gli scontri più duri e significativi fra le opposte correnti dei riformisti e dei sindacalisti lotte che ebbero un episodio decisivo nel 1908 con l’espulsione dal Partito socialista dei sindacalisti, i quali cominciarono pertanto ad organizzarsi autonomamente, dando vita ad un Comitato per l’azione diretta che entrerà di fatto in attività soltanto con il 1911.
Aggravatasi dunque ulteriormente la situazione interna della Federazione, si rese necessaria la convocazione di un nuovo Convegno straordinario a brevissima distanza di tempo dal precedente. Il 25 luglio 1909 infatti, ancora a Milano, si riunì una piccola assemblea che incaricò alla fine le sezioni milanesi di provvedere alla nomina di un nuovo organo, un Consiglio direttivo, che avrebbe a sua volta provveduto alla scelta di nuovi segretari.
Fu così che, al termine della lunga crisi, fu eletto alla Segreteria della FIOM il giovane ex operaio metallurgico d’origine emiliana Bruno Buozzi; un uomo che trasferitosi giovane a Milano da Ferrara, grazie a notevoli doti di volontà ed intelligenza, da semplice operaio metallurgico era riuscito a diventare insegnante tecnico-professionale presso un Istituto di Vigevano. Al momento in cui veniva chiamato alla Segreteria delle boccheggiante Federazione, Buozzi aveva soltanto 28 anni e, evidentemente, molto coraggio. […]
[…]In breve tempo però, l’energica azione spiegata dai nuovi dirigenti cominciò a dare i suoi frutti: il collo nucleo dei primi giorni andò così mano a mano ingrossando, mentre le sezioni ritornavano lentamente. Buozzi e i membri del nuovo Comitato Centrale iniziarono subito un’intensissima attività di propaganda, cercando di riallacciare tutti i contatti interrotti: in un lasso di tempo di 14 mesi i dirigenti della Federazione riuscirono a recasi personalmente un pò dappertutto, come alla fine potevano testimoniare le oltre 300 giornate di permanenza fuori sede dei componenti il Comitato Centrale. Le sezioni che non facevano il loro dovere erano state tempestati di richiami e di rimproveri talora anche aspri. Il solo Buozzi, dall’agosto 1909 al settembre 1910. aveva trascorso ben 202 giornate fuori Milani per svolgere opera di propaganda, dirigere scioperi o agitazioni, comporre vertenze, visitare sezioni, ecc..[…]
Tratto dal libro “Storia degli operai metallurgici dalle origini all’avvento del fascismo” a cura di Vittorio Gianangeli (pp.99/101)
Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chairi