[…] 8 maggio 1898. Un corteo, composto in massima parte da operai della Pirelli, si scontra con la forza pubblica nel centro di Milano. L’urto, che dura parecchie ore, si conclude (secondo le statistiche ufficiali certamente inferiori alla realtà) con un bilancio di 80 morti e 450 feriti. Il generale Fiorenzo Bava Baccaris proclama lo stato d’assedio e decreta la soppressione dei giornali <<Lotta di classe>> (socialista), << Italia del Popolo>> (Repubblicano), e <<Il Secolo>> (Radicale). Anche il Consiglio direttivo della Società Umanitaria, composto in massima parte da socialisti, viene sciolo e la Società viene affidata, in via provvisoria, alla Congregazione della Carità.

FILIPPO TURATI AD ANNA KULISCIOFF
Lunedì, 15 agosto 1898, ore 6 ant.

Mia carissima Anna ,
avevi ragione tu, io dovevo aver ricevuto un’altra lettera prima di quella del giorno 8 – quella del 4 – e infatti mi giunse ieri 14, dopo 10 giorni! Per spiegare così grandi ritardi debbo supporre che le nostre lettere vadano due volta al Tribunale militare, una volta prima d’essere impostate e una seconda volta dopo ritornate qui. Infatti il timbro postale è del 7. Ma lasciamo andare. E’ ancora una fortuna che arrivino… Mia cara Anna, la tua lettera è triste assai, e le cose che mi dici sono così vere, che mi pare, leggendoti, di sentir parlare il mio cuore. Sì, questa sensibilità che ci fa tanto soffrire è pure, nella vita normale, una delle nostre forze, e, aggiungi anche questo, sarà ad essa che dovremo – ritornati alla vita – i maggiori compensi e le più intense consolazioni. Sì, se non avessimo il talismano del nostro affetto, che da un lato ci abbatte, e dall’altro ci sostiene, sarebbe orribile davvero. Tutte cose verissime. Non è possibile, è assurdo, desiderare l’insensibilità della crittogama senza rinunciare a tutta la luce della vita. Offriamo dunque questo nostro sacrificio, non a Dio, come fanno i credenti sperando il premio nella vita futura, ma offriamolo a noi stessi, reciprocamente, ragionevolmente sperando il premio in questa vita medesima.
Mia cara cara Anna, fra tre giorni si deciderà il tuo ricorso ed io sarei tentato, ma non voglio abbandonarmi alla speranza di un annullamento o almeno di un abbreviamento di pena. L’abbreviamento l’avrai ad ogni modo, ne sono convinto, non è possibile che passi molto tempo senza qualche provvedimento almeno per i meno gravemente condannati. Io mi vado, come tu consigliavi, avvezzando al pensiero dei bruttissimi giorni che forse mi aspettano, pur avendo perduto ogni speranza di essere lasciato qui, così stremato di nervi come sono. Ma qualunque cosa accada, mia cara povera Anna, troverò nel pensiero di te le forze per non avvilirmi, per non degradarmi, per non abbandonarmi alla desolazione. Non lo dico né per ingannarci né per ingannarti, sento che questa è la verità, la verità che sta in mezzo fra l’ottimismo che è stupidità e il pessimismo che è depressione nervosa, ipocondria morale, malattia.
Anch’io, mia Anna, mi sono messo allo studio dell’inglese, e credo che quando passerò le giornate interamente solo farò dei progressi più rapidi.
Addio mia cara Anna, la messa è finita, verranno a prendermi or ora per il passeggio, ti ho scritto ancor pieno di sonno, e della depressione mattutina, ma sono forse le ultime lettere che ci scambiamo, chi sa fino a quando! Ti vedrò mercoledì o giovedì prossimo? Che bisogno di posare la testa sul tuo seno! Addio, Anna mia, non disperarti mai, e – te lo ripeto per la millesima volta – abbi cura di te, sino alla pedanteria. E’ questo il nostro dovere. Ti abbraccio, ti abbraccio tenerissimamente. Tuo per sempre.

Filippo

[…]

Tratto dal libro “Filippo Turati Anna Kuliscioff Carteggio – 1898-1899 La crisi di fine secolo” a cura di Franco Pedone

Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari