… “Firenze sembrava deserta. Si incontravano solo pattuglie che avanzavano con cautela guidate da gruppi di partigiani. Si udiva uno sporadico fuoco di fucileria e di mitragliatrici in lontananza verso le colline di Fiesole. Giunti, per successive informazioni, volevamo andare, lasciammo la jeep. Chiamai un ragazzo che, assieme ad altri cinque o sei compagni, stava acquattato dietro un muro di recinzione di un orto. Erano armati di un moschetto, uno teneva in pugno una bandiera italiana; il maggiore di essi forse non arrivava a diciotto anni. Ci fecero cenno di raggiungerli dove si trovavano; il più grande, che sembrava essere il capo, ci indicò la strada, che andava in salita proprio davanti a noi, e la casa dove dovevamo andare. Era a circa duecento metri di distanza: una specie di villetta a due piani che appariva deserta, completamente sprangata.
Si offrirono subito di andare loro a vedere se dentro c’era gente, e partirono tutti insieme sparpagliandosi e arrivarono all’altezza della casa fatti segno al fuoco di una mitragliatrice che sparava dalla cima di una collinetta più arretrata.
Sembrava di essere ritornati al 1848. Ci fecero segno che la casa era abitata. Così anche Page e io arrivammo a sbalzi sul retro della casa. Dopo una certa resistenza finimmo per entrare. Dei nostri collaboratori nessuna traccia. C’era una quantità di gente ammassata che subito ci fece una grande accoglienza.
Dopo circa un’ora cominciò intorno alla casa un fuoco di fucileria sempre più intenso e da una fessura di una serrande del lato posteriore vedemmo i ragazzi che retrocedevano verso il punto dal quale eravamo partiti.
Il nostro armamento era costituito in tutto dalle nostre pistole di ordinanza. Non ci rimase altro da fare che rimanere con i nostri ospiti sprangati nella casa e sperare bene. ” …
Tratto dal libro “Per la libertà – Il contributo militare italiano al servizio informazioni alleato (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945)” di Luigi Marchesi
Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL