ACCADDE OGGI – 10 settembre 1985 – I militari italiani di Sigonella si oppongono, con le armi, alle truppe speciali statunitensi
“Segreti e misfatti – Gli ultimi vent’anni con Craxi” di Umberto Cicconi
10 settembre 1985 un aereo egiziano che trasporta Abu Abbas, esponente dell’OLP, un suo aiutante e i 4 dirottatori della nave da crociera italiana Achille Lauro, è intercettato dall’aviazione militare Usa che ne impone l’atterraggio a Sigonella (Sicilia). Craxi rifiuta di consegnare agli Usa i sequestratori palestinesi dell’Achille Lauro affermando che i reati sono stati commessi su suolo italiano e, quindi, compete all’Italia perseguire i reati. I militari italiani di Sigonella si oppongono, con le armi, alle truppe speciali statunitensi.
[…] Quello che viene impropriamente ricordato come l’incidente di Sigonella fu, invece, un episodio che gli conferì grande dignità e prestigio al nostro Paese. Quale governo italiano prima di allora aveva mai rifiutato una richiesta agli americani? Quale statista aveva osato dire di no al Presidente degli Stati Uniti? Infatti, in quell’occasione – era il 1985 – ci fu una grave crisi e cadde il primo Governo Craxi.
Giovanni Spadolini, che era filo americano, rifiutò la fiducia del Partito Repubblicano di cui era Segretario oltre che Ministro della difesa. Un giorno Bettino incontrò Spadolini a Ciampino: “Io non meno filo americano di te, ma debbo pensare prima al mio Paese. E lo stesso dovresti fare tu. Se hai paura, dimettiti da ministro, ma non mettere in crisi l’intero governo”.
Gli americani avevano già capito e apprezzato l’atteggiamento patriottico di Craxi. Neppure per Bettino fu facile rifiutarsi di consegnare Abu Abbas e il suo gruppo di terroristi agli americani. C’era chi gli suggeriva di non dare i terroristi agli USA, ma di non liberarli. Potevano rimanere in una prigione italiana e processarli come criminali comuni… Così la giustizia avrebbe fatto ugualmente il suo corso.
Ma sentenziò: “Uno statista deve pensare all’incolumità e al benessere degli italiani non alla giustizia”. Nei giorni dell’incidente annullò tutti i suoi impegni. Si occupò solo di quel problema, consultando consiglieri diplomatici e servizi segreti, mettendo al corrente gli alleati di governo del veto, che l’URSS aveva posto alla consegna dei palestinesi.
Dopo questi sondaggi concluse che la giustizia è concetto politico non oggettivo o assoluto.
“Oltre a inimicarci il Cremlino, ci attireremmo l’odio di tutto il mondo arabo dal quale l’Italia è attorniata. Gli USA ci proteggerebbero forse da una guerra, ma non dalle ritorsioni che inevitabilmente subiremmo” diceva , citando anche la possibilità non remota di atti terroristici che avevano già colpito i paesi occidentali. “potrebbe addirittura scoppiare la Terza guerra mondiale. Dobbiamo evitarla a tutti i costi, perchè se ne va anche dell’incolumità dell’intero mondo occidentale” I sovietici avevano suggerito all’Italia – ma in realtà intimato – di rimpatriare i membri del commando arabo nei rispettivi paesi. Un aereo egiziano era atterrato a Fiumicino per prenderli e portarli al sicuro in un paese arabo. Ma gli americani avevano i loro caccia in agguato nelle basi Nato spagnole. Se un aereo con i terroristi a bordo si fosse alzato in volo da Fiumicino o Ciampino, sarebbe stato raggiunto in pochi minuti dagli aerei militari USA e costretto a seguirli in un aeroporto della Nato.
Anche Regan aveva capito il grande pericolo in cui l’Italia si trovava e la delicata partita diplomatica che Craxi stava giocando. Propose quindi a Bettino che ognuno avrebbe usato liberamente la propria strategia. Se l’Italia avesse consegnato il commando palestinese agli egiziani, gli USA avrebbero cercato di intercettare l’aereo e catturare ugualmente i terroristi. Ma se Abu Abbas e i suoi complici fossero caduti nelle mani degli americani la colpa sarebbe comunque ricaduta sugli italiani. Bisognava evitarlo.[…]95
Disponibile presso la BIBLIOTECA NAZIONALE UIL ARTURO CHIARI