ACCADDE OGGI – Genova, 30 giugno 1960 La Camera del Lavoro proclama lo sciopero generale

Genova 1892 Nascita del Partito “Socialista”

no al fascismo (1)30 giugno 1960 Genova, la Camera del lavoro proclama lo sciopero generale in tutta la provincia. La Cisl lascia i propri iscritti “liberi di aderire”, mentre la Uil si schiera decisamente contro l’agitazione. Nel corso dello sciopero, la polizia carica i partecipanti al comizio tenuto dal sindacalista Pigna, provocando decine e decine di feriti, mentre 116 sono quelli (compresi 80 contusi) che si contano tra le forze di polizia, che procedono anche all’arresto e alla denuncia di 43 cittadini. Alla manifestazione è presente il primo presidente onorario della Corte di cassazione Domenico Peretti Griva.

nascita

[…] La mattina del 14 agosto si apriva il Congresso alla Sala Sivori. Erano presenti oltre 300 organizzazioni operaie. A. Kuliscioff proponeva alla alla presidenza del Congresso Maffi, Costa, Garibaldi Bosco e Mosconi, dando origine al primo incidente, ed era Casati che, spalleggiato dagli anarchici, chiedeva che alla presidenza venissero chiamati solo delegati operai. Su richiesta di Prampolini, la proposta della Kuliscioff veniva posta ai voti e approvata.

La votazione dava una chiara indicazione sul rapporto delle forze in seno al Congresso.

Aveva così termine la seduta del mattino e i lavori venivano ripresi nel pomeriggio con la nomina della presidenza. Dopo la lettura delle adesioni, veniva data la parola ai relatori dell’o.d.g. del Congresso.

Durante lo svolgimento delle relazioni, anarchici e operaisti provocavano nuovi tumulti per impedire la discussione dello Statuto; inutili erano i tentativi di riportare la calma nell’assemblea, tanto che Turati, a nome dei socialisti, rivolgendosi agli oppositori dichiarava: <<…domattina non ci aduneremo fuori di qui senza di voi, e voi terrete, ovunque vi piaccia, la vostra riunione>>.

La sera stessa del 14 agosto, in una sala della trattoria della Pace in via Pollaioli, veniva convocata una riunione alla quale prendevano parte i rappresentanti di 150 associazioni. Vi si decise che, vista l’inutilità di proseguire i lavori alla Sala Sivori, si sarebbe tenuto un altro Congresso al quale sarebbero stati ammessi solo quei delegati che avessero accettato la lotta elettorale come mezzo per la conquista dei poteri pubblici.   Venne redatto il seguente O.d.g.:

<<I sottoscritti, rappresentanti in Associazioni intervenute al Congresso del Partito dei Lavoratori italiani, invitano tutti gli altri congressisti, che accettano la lotta elettorale come uno dei mezzi per la conquista dei poteri pubblici,  alla riunione che si terrà oggi lunedì nella Sala della Società Carabinieri Italiani (Genovesi n.d.r.) in via della Pace>>.

La deliberazione venne diffusa fra i congressisti e comunicata nella notte stessa ai giornali.

Prevaleva in questo modo la tendenza alla separazione di fatto tra socialisti e coloro che non accettavano il programma (in prevalenza anarchici e operai corporativisti), in maniera diversa tuttavia rispetto a quanto era avvenuto al Congresso Internazionale di Bruxelles del 1891, dal quale gli anarchici erano stati esclusi, e in maniera diversa rispetto alle proposte di alcuni delegati socialisti nella riunione preparatoria della sera del 13, nel corso della quale Jacopo Danielli aveva proposto di <<prendere gli anarchici anche a bastonate e coltellate se resistevano, o, se del caso, chiamare anche i carabinieri>>.[…]

lega

[…]Il Congresso di Genova era stato preceduto da quello che ebbe luogo in Milano nel 1891, al quale presi parte in rappresentanza della Lega resistenza panettieri. Un mio largo resoconto del Congegno, firmato con lo pseudonimo Cavalcabrina, apparve nel Fascio Operaio, che allora pubblicava ad Alessandria.

Croce, Lazzari, Maffi, erano partiti per Genova il 13 agosto per preparare convenientemente il Congresso. Bertini e Cattaneo partirono col treno speciale organizzato dalla Sede tipografi per le Feste Colombiane. Va al merito particolare di Dell’Avalle, rappresentante della Sede Milanese dei tipografi e della Muta Genio-Lavoro di Via Galileo, che si mostrò in ogni occasione ordinatore instancabile e tenace, l’organizzazione del treno speciale.

Vi fu un pò di ritardo alla partenza, e i congressisti occuparono il loro tempo chi cantando, chi discutendo l’ordine del giorno del Congresso e, come accade, anticipandone i risultati. Sia corporativisti puri che gli anarcoidi, i quali, soprattutto, animosamente chiacchieravano, dicevano con bel proposito: <<Se ci divideremo, sarà in modo amichevole, introno a una questione di metodo>>.

Con la partenza del treno, canti e discussioni cessarono: poi il treno superò il passo dei Giovi e apparve il mare. Chi non aveva mai visto un porto di mare, rimase colpito dal bellissimo scenario che aveva davanti. Erano ancora nel porto rappresentanze di tute le flotte dei Paesi civili del mondo, convenute per rendere omaggio alla memoria di Cristoforo Colombo.

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Il treno si fermò a Genova-Principe. Scendemmo, e nella piazza antistante la stazione formammo il corte. A bandiere spiegate congressisti e gitanti sfilarono per le vie della città per portarsi a Sala Sivori. Nel corteo, io e il mio compagno di rappresentanza, Benedetto Costadoni, ci trovammo a fianco della bandiera della Società di Mutuo Soccorso di Vidigulfo, che era rappresentata dal ragioniere Paolo Solieri della Cassa di Risparmio di Milano. Alla porta di Sala Sivori mi incontrai con Cabrini. Portava il pizzo. Indossava una mantellina di loden, dal taglio usato dagli escursionisti. Ebbi il piacere di incontrare poco dopo il famoso Anzio, che, cassiere degli anarchici, per la quasi omonimia, aveva procurato a me, accusato in sua vece di esercitare il suo incarico, un mese di soggiorno nel carcere di San Vittore di Milano. Costadoni si intrattenne con Capurro, della Società Lavoranti Fornai di Genova.[…]pp.20

Disponibile presso la Biblioteca Nazionale UIL Arturo Chiari