ACCADDE OGGI – 17 Giugno 1953 – Moti operai nella Germania dell’Est
“40 anni di lotte e di conquiste della Feneal UIL” a cura di Camillo Benevento
17 Giugno 1953 – Moti operai nella Germania dell’Est scoppiarono nel giugno del 1953 quando uno sciopero dei manovali edili si trasformò in una rivolta contro il governo della DDR. I tumulti a Berlino Est, il 17 giugno, vennero repressi con la forza dal Gruppo di forze sovietiche in Germania
[…]Alle agitazioni , dilagate nelle provincie per gli adeguamenti salariali del contratto, seguirono per tutto il ’63, massicce azioni di lotta che ebbero nel maggio il loro “clou” in una grande manifestazione svoltasi a Roma contro la minacciata sospensione (a partire dal 1 maggio) da parte dell’ACER (l’associazione degli industriali edili e dei costruttori della Capitale) della erogazione ai lavoratori dei cantieri edili della indennità congiunturale, che era pari al 15 per cento del salario tabellare, e che avrebbe portato a riduzioni di 6.600-9.000 lire alle retribuzioni.
Fu quella di Roma quasi una “prova generale” (80 mila lavoratori in piazza) che valsa far recedere i costruttori dai loro intendimenti e preparò il grandioso sciopero generale proclamato nel luglio, in tutta Italia, come risposta al rifiuto opposto dagli industriali dell’ANCE a dare avvio alle trattative per il rinnovo del contratto di lavoro dell’edilizia, disdetto il mese prima (giugno ’63) dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori, subito dopo che i cementieri avevano a loro volta rinnovato il contratto. Un contratto quest’ultimo che aveva introdotto un’importante innovazione, il premio annuale che poteva prefigurarsi come una vera e propria tappa intermedia verso la istituzione della 14° mensilità. Al 15 per cento di aumenti salariali ottenuti dal nuovo contratto, i lavoratori cementieri poterono aggiungere miglioramenti negli scatti di anzianità e la possibilità di poter contrattare al livello aziendale il premio di produzione. La regolamentazione in 5 categorie delle qualifiche consentiva di fatto la parità salariale uomo-donna, e dava modo a molti lavoratori di compiere un balzo in avanti in categorie superiori.
Se i cementieri avevano potuto “chiedere” il loro contratto a condizioni così favorevoli, questo non era accaduto per una graziosa concessione dei datori di lavoro ma per obiettive condizioni economiche e produttive del settore, condizioni che avevano consentito alle organizzazioni sindacali dei lavoratori di giocare allo scoperto tutte le loro carte.
Appariva pertanto assai poco giustificata, alla luce di questi precedenti, la resistenza dei costruttori (e dell’ANCE, che li rappresentava) all’apertura delle trattative per il rinnovo del nuovo contratto dell’industria edile, i cui settori non erano a loro volta secondi a nessuno quanto a redditività. Un calcolo abbastanza vicino alla realtà, faceva ammontare i guadagni dei costruttori nel 1962 ad oltre 538 miliardi, cifra elevatissima, all’epoca, e tanto più rilevante in quanto ottenuta senza che si fossero verificati nel settore apprezzabili incrementi all’occupazione.[…]pp.53