ACCADDE OGGI – 22 giugno 1948 si conclude a Roma un accordo fra l’Italia e la Svizzera in materia di emigrazione di lavoratori italiani
“Italiani nel mondo – Storia e attualità” introduzione di Giampiero Bonifazi
22 giugno 1948 si conclude a Roma un accordo fra l’Italia e la Svizzera in materia di emigrazione di lavoratori italiani, per la prima volta, con l’art. 18, parificava i lavoratori italiani a quelli nazionali per condizioni di lavoro e remunerazione..
[…]L’emigrazione italiana a partire dal 1861, anno dell’unità d’ Italia, si sviluppa come fenomeno di massa e come rilevante fatto socio-economico.
L’andamento dei flussi migratori in questi 120 anni non è stato sempre costante. Due sono i periodi di piena: all’inizio del secolo e nell’immediato dopoguerra (con le punte massime di 873.000 emigrati nel 1913 e 387.123 nel 1961).
Rispetto agli anni ’60 non si può dimenticare il rilevantissimo fenomeno delle migrazioni interne che proprio in quel periodo, sotto il vincolismo imposto dal fascismo, avevano raggiunto livelli assai elevati e creato problemi altrettanto gravi attraverso il numero di italiani del Mezzogiorno che si spostavano al Nord in cerca di lavoro (tre milioni circa).
Dobbiamo riconoscere che in questo lungo lasso di tempo l’intervento pubblico in materia di emigrazione è risultato per tanti decenni un fatto di mera e peraltro assai modesta portata assistenziale: non è neanche possibile parlare di politica migratoria tanto le azioni promosse sono state disorganiche, lacunose, carenti di incisività sia sul piano interno che rispetto ad accordi con i paesi di destinazione dei nostri connazionali che portassero sostanziali benefici agli stessi e alle loro famiglie.
Il primo tentativo di dar corpo ad un’organica politica migratoria lo si è avuto in concreto soltanto nel 1975 con la prima conferenza nazionale sull’emigrazione.
E’ stato in quella circostanza che si è cercato, per la prima volta, di approfondire la questione dell’emigrazione nelle sue cause strutturali oltre che storiche, strettamente collegata alle necessità di un diverso sviluppo interno e di un nuovo modo di concepire i rapporti esterni.
Da quell’epoca il mondo dei lavoratori migranti e delle loro famiglie ha incominciato a sentirsi in qualche modo protagonista delle proprie vicende e costruttore di un futuro, certo difficile ma che richiedeva di essere definito con chiarezza e unità di intenti. […] pp.13