ACCADDE OGGI – 23 luglio 1941 nasce Sergio Mattarella
Auguri Presidente Mattarella! “Le chiavi del Quirinale” di Giovanni Di Capua
23 luglio 1941 nasce Sergio Mattarella (Palermo, 23 luglio 1941)
è un politico, giurista, accademico e avvocato italiano, 12º presidente della Repubblica Italiana dal 3 febbraio 2015. Dal 1983 al 2008 è stato deputato, prima per la Democrazia Cristiana (di cui fu vicesegretario) e poi per il Partito Popolare Italiano, La Margherita ed il Partito Democratico. Ha ricoperto la carica di ministro per i rapporti con il Parlamento (1987-1989), di ministro della pubblica istruzione (1989-1990), di vicepresidente del Consiglio (1998-1999), di ministro della difesa (1999-2001) e infine di giudice costituzionale (2011-2015).
Il 31 gennaio 2015 è stato eletto al quarto scrutinio presidente della Repubblica con 665 voti, poco meno dei due terzi dell’assemblea elettiva.[1] Ha giurato il successivo 3 febbraio.
Come Capo dello Stato ha finora conferito l’incarico a due presidenti del Consiglio dei ministri: Paolo Gentiloni (2016-2018)[2] e Giuseppe Conte(dal 2018).
[…]Il Quirinale è l’immagine visiva del potere. La chiesa l’elevò a sede del suo dominio temporale, abbandonandolo alla proclamazione della repubblica romana. La monarchia sabauda volle insediarvisi, a significare un nuovo ciclo storico: l’Italia unita sotto un potere civile. La repubblica della resistenza tenne a rinverdire una tradizione, facendone l’ufficio del suo presidente dopo la costituzione del primo parlamento democratico.
Possedere le chiavi del Quirinale, è equivalso, per secoli, a possedere le chiavi dell’Italia. Il fascismo interruppe questa regola, introducendovi nuovi riferimenti di potere. E’ tuttavia anche allora si continuò a guardare il Quirinale come alla necessaria copertura formale del regime, un che di imprescindibile, o – illusione! – come alla forza capace di ripristinare pace e democrazia.
Gli errori, gli abusi, i misfatti perpetrati in circa quattrocento anni di vita del palazzo, indussero la classe repubblicana a riprendere solo il valore di facciata che il Quirinale aveva di fronte ai cittadini e agli stranieri, e ad affidare ad altri istituti le fonti e il controllo del potere.
La figura del presidente non fu quella del monarca costituzionale, privato dell’amministrazione esecutiva, ma non della podestà decisionale. E non fu nemmeno quella di repubbliche presidenziali, dove dal vertice dello stato discendono le scelte politiche. L’italia della costituente respinse l’ipotesi presidenziale, da più parti affacciata, optando per una repubblica parlamentare collegata ad una costituzione, rigida negli istituti, programmatica nei fini, in cui al capo dello stato fossero riservate delicate funzioni di equilibrio, ma nell’ambito di precisi limiti istituzionali e politici, travalicati i quali la restaurazione democratica restava affidata ad una suprema corte, costituita dall’assemblea comune delle camere, giudici del presidente, depositarie della sovranità.
Nei venticinque anni trascorsi dalla caduta dei Savoia, il volto dell’Italia è profondamente trasformato, mostrano i segni della maturità. Fra le cose cambiate, ci sono anche i connotati del Quirinale, passato da una fase in cui il rispetto per il parlamento e per il governo rasentava l’ossessione del formalismo, ad altre in cui i poteri centrali dello stato venivano, come vengono, condizionati dall’interventismo presidenziale, giunto a livelli pericolosi nelle ultime due gestioni, e nell’ultima in particolare. Ai confini della democrazia.[…]