ACCEDDE OGGI – 2 luglio 1866 Nasce Argentina Altobelli
“La donna nel socialismo italiano” di Mirella Alloisio e Marta Ajò
2 luglio 1866 nasce Argentina Altobelli nata Bonetti (Imola, 2 luglio 1866 – Roma, 26 settembre 1942)
è stata una politica e sindacalista italiana, esponente del movimento socialista riformista.
è stata una tra le più prestigiose figure del sindacalismo italiano.
ex dirigente della Società Operaia femminile e segretario della Federterra di Bologna, viene eletta alla guida della Federazione nazionale dei lavoratori agricoli.
Amica di Rosa Luxemburg e Anna Kuliscioff, ha sposato il letterato socialista Abdon Altobelli, ex allievo di Carducci. E’ definita “propagandista instancabile, piena di fede e entusiasmo, oratrice affascinante, persuasiva, popolare”.
Nel 1908 entrerà nella direzione del Partito socialista e nel 1922 sarà tra i fondatori del Partito socialista unitario, con Matteotti, Treves e Turati. Manterrà la carica di segretario nazionale della Federterra fino al 1926, quando l’Associazione verrà sciolta dal regime fascista.
[…]Al Congresso di Modena del 1911, Argentina Altobelli, nell’illustrare un ordine del giorno, firmato anche da Anna Kuliscioff e da Linda Malnati, rimprovera il partito di aver trascurato il problema femminile e mette in evidenza il contributo delle donne nel mondo del lavoro e la conseguente urgenza di sostenere in Parlamento il diritto del suffragio.
Il Congresso approva un ordine del giorno in cui si afferma: <<Il Psi proclama anche per le donne lavoratrici, i cui interessi riconosce uguali a quelli del proletariato maschile, il dovere di partecipare alle lotte politiche e il diritto al suffragio politico e amministrativo e si impegna a propugnarlo, chiamando le donne lavoratrici, le maggiori vittime del regime capitalistico, a combattere accanto al proletariato maschile per la difesa comune della loro vita, dei loro diritti, della loro discendenza>>. In base a queste deliberazione i deputati Mirabelli, Treves, Turati presentano un emendamento alla legge elettorale per chiedere l’estensione del voto alle donne: durante la discussione alla Camera, avvenuta un anno dopo, Turati dimostrerà di aver rivisto le sue posizioni, pronunciando un appassionato discorso per sostenere il diritto delle donne al suffragio.
Ma il 15 maggio 1912 la Camera, con votazione nominale, respinge l’emendamento socialista: <<Non più la quasi unanimità della prima votazione nominale, ma solo 62 palle nere contro 284 voti favorevoli e 6 astenuti. Applausi e salamelecchi senza fine al presidente del Consiglio (Giolitti)…>>.
La Kuliscioff con un insolito linguaggio femminile si scaglia contro il provvedimento: <<Ormai l’italiano per essere cittadino, non ha che una sola precauzione da prendere: nascere maschio>>, aggiunge tuttavia che, pur non essendo passata la legge, il voto femminile è ormai arrivato in Parlamento.
E durante la campagna elettorale del 1913, il movimento femminile socialista inviterà le donne ad essere presenti, ad intervenire ai comizi, a dare il loro contributo, sia pure indiretto, a farsi valere insomma per <<affrettare il giorno in cui esse avranno conquistato anche per sé il diritto e la forza del suffragio politico e amministrativo>>. L’appello sarà accolto: le donne interverranno numerose ai comizi, sopratutto a quelli delle propagandiste socialiste, dimostrando di <<voler e saper lavorare… per il socialismo.. e per un bisogno più dignitoso, il riconoscimento del loro grande diritto al voto>>.[…] pp.37